domenica 11 gennaio 2015

Le origini del jazz

Le prime incisioni commerciali di jazz risalgono al 1917 e sono quelle dell'Original Dixieland Jazz Band, orchestra non a caso formata esclusivamente da musicisti bianchi.
Bisognerà aspettare il 1920 per ascoltare la prima registrazione (per la Okeh Record Company) di un'artista nera. Si tratta di Mamie Smith e il suo disco, "Crazy Blues" (dallo stile ancora molto vicino al vaudeville e a quello di Sophie Tucker -- ovviamente una bianca), si rivelerà fondamentale per la nascita del fenomeno dei Race Records, dischi cantati da neri per il pubblico nero, di cui Bessie Smith diverrà la regina incontrastata. Il classic blues, infatti, rappresenta ormai un più che fertile segmento di mercato.
Primo bluesman country di successo sarà invece Blind Lemon Jefferson che comincerà ad incidere a metà degli anni '20, divenendo in breve, assieme a Charley Patton, modello da imitare per tutto il country blues a venire.
Segue un periodo relativamente florido per il genere, che non s'interrompe nemmeno con la Grande Depressione del 1929 (che pure fa sparire dal mercato i Race Records), in cui artisti del delta del Mississipi come Skip James, Son House, e Lonnie Johnson prima, o Robert Johnson poi, contribuiscono a definire e codificare il genere nelle sue 12 battute e nella sua struttura canonica ( A-A-B).
Negli stessi anni cominciano anche ad essere registrati i primi cantanti country. Il genere si era sviluppato nell'Appalachia, regione degli Stati Uniti che, a causa dell'isolamento geografico, aveva a lungo preservato il bagaglio musicale delle antiche canzoni folcloristiche inglesi e scozzesi, riproposte spesso con l'accompagnamento del violino; finché, alla fine dell'800, non aveva cominciato ad utilizzare anche uno strumento spagnolo come la chitarra e l'africano banjo per poi contaminarsi con influenze del blues e del vaudeville.
Il risultato è appunto la cosiddetta old time music, sinonimo, e allo stesso tempo evoluzione, del folk appalachiano originale, per la cui preservazione si rivelerà fondamentale la celebre Carter Family (che nel 1928 firma un contratto con la Victor ma attiva a suonare, con una line-up differente, da oltre dieci anni). E' però Jimmie Rodgers, all'inizio degli anni '30, a codificare definitivamente quel suono e a renderlo popolare, ancora prima di Roy Acuff e di Hank Williams. Non solo Rodgers è la prima star del genere, ma unendo lo yodeling degli alpini con la chitarra slide hawaiana, codifica tutti gli elementi che ancora adesso s'identificano tradizionalmente con la musica country stessa.

Un altro importante punto d'unione tra musica nera e bianca sono quelle jug bands che univano folk appalachiano, blues e ragtime (una prima forma pianistica di jazz priva però del carattere improvvisato di quest'ultimo e più vicina alla sensibilità europea). La jug (brocca), da cui prende il nome il genere, è utilizzata soffiandoci dentro per produrre suoni modulati a cui si accompagnano strumenti folk e blues come chitarra violino e banjo, ma anche strumenti trovati come: assi per lavare, cucchiai, secchi, ossa e strumenti a fiato come armonica e kazoo. Tale genere si sviluppa a Louisville, nel Kentucky, e diviene popolarissimo a Memphis già negli anni '10 - suonato da artisti bianchi e neri indiscriminatamente.

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