martedì 7 aprile 2015

Cinema e letteratura

Cinema e letteratura - ovvero la narrativa nei film
Il_riccio_dvd Il rapporto tra cinema e letteratura è considerato da sempre come uno dei più rilevanti per la comprensione del nuovo mezzo di espressione (...) vi proponiamo in sala lettura adulti i film tratti dalle opere di narrativa, i libri tratti dai film e quelli dai quali sono stati tratti i soggetti cinematografici.
"Sull'avversione dei letterati di tradizione per il cinema, vale la pena di considerare come tipica, e in qualche modo estrema, la situazione che emerge dal panorama storico italiano. Dall'atteggiamento negativo degli intellettuali nostrani verso l'arte del film si salvano, nei primi decenni del secolo, i due grandi, Gabriele D'Annunzio e Luigi Pirandello. Il primo accettò infatti nel 1914 di 'tradurre in dannunziano' le didascalie del kolossal Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone; e in una lettera espresse la convinzione che "nei trucchi sta la potenza vera e inimitabile del cine", anticipando di molti decenni il primato degli effetti speciali. Quasi coeva fu l'apparizione (1916) del romanzo pirandelliano Si gira… (poi Quaderni di Serafino Gubbio operatore), il primo che osò affrontare le complesse tematiche inerenti al mezzo espressivo. Però l'esempio dei due maestri non fece proseliti; e furono invece numerosi i letterati che per decenni perseguirono il tentativo di toglier si dai piedi l'ingombrante e degradante decima Musa. Agghiacciante la dichiarazione di un intellettuale dell'autorevolezza di E. Montale, che in un'inchiesta giornalistica apparsa nel 1961 sul "Corriere della Sera" si espresse così: "Il cinema è fonte inevitabile di prostituzione e delinquenza". Né si possono dimenticare le stroncature del cinema in generale e dei suoi artisti maggiori da parte di grandi firme della l.: G. Ungaretti paragonò Charlie Chaplin al drammaturgo G. Rovetta (in G. Viazzi, Chaplin e la critica, 1955), R. Bazlen (in Scritti, 1984) scrisse che Ladri di biciclette (1948, di Vittorio De Sica) era "il punto più basso in cui è caduta l'Italia" e irrise al capolavoro di Robert Bresson Un condamné à mort s'est échappé (1956; Un condannato a morte è fuggito).(...) Testo tratto da: http://www.parodos.it/letteraturacinema.htm
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