mercoledì 28 giugno 2017

Due volte Huston

William K. Howard: The Power and the Glory
Cinema Jolly, ore 10.30

La rassegna dedicata al ‘maestro di stile’ americano William K. Howard prosegue con The Power and the Glory (sceneggiatura di Preston Sturges), storia dell’ascesa e caduta di un magnate americano raccontata attraverso un complesso tessuto di flashback, film molto citato per l’influenza che avrebbe esercitato su Orson Welles e Quarto potere. Ora che cominciamo a conoscere meglio il suo autore, sarà possibile individuare anche tutte le tracce d’una schietta poetica howardiana, con la sua antiretorica sensibilità verso i perdenti. Il film si illumina, oltre che per i fenomenali panfocus di James Wong Howe, anche per l’intepretazione di Spencer Tracy, qui per la prima volta guidato ad assumere la sua pienezza e versatilità d’attore.
William K. Howard: The Power and the Glory
The section dedicated to American ‘master of style’ William K. Howard continues with
The Power and the Glory (written by Preston Sturges). The story of the rise and fall of an American business magnate told through a complex web of flashbacks, it is a film frequently cited as having influenced Orson Welles in making Citizen Kane. Now that we are getting to know its author better, we will also be able to discover the sincerity of Howard’s poetics, with its sensitive anti-rhetoric description of losers. In addition to James Wong Howe’s phenomenal pan-focus, the film is also lit up by the performance of Spencer Tracy, who, for the first time, was directed to show his true completeness and versatility as an actor.
 


Ritrovati e Restaurati. Cose mai viste
Cinema Lumière - Sala Scorsese, ore 11.15 e 21.45 / Sala Mastroianni, ore 12.15 / Cinema Arlecchino, ore 21.30

Giornata di rarità. Il recente restauro digitale riporta alla vita, e alla sua “accecante libertà”, A mosca cieca, girato nel 1966 da un regista inclassificabile come Romano Scavolini, osteggiato, tacciato di pornografia, censurato, manipolato (da Moravia, nella Commissione Censura), definito “il film che spazzava via il neorealismo” (da Elsa Morante). C’è Carlo Cecchi, c’è un omicidio senza perché, ci sono un film e un autore da stabilizzare nella storia del cinema italiano: ne discutono, prima della proiezione, Scavolini, Enrico Ghezzi e Donatello Fumarola. Non meno ‘mai visto’ è I fidanzati della morte di Romolo Marcellini, “il primo grande film sul motociclismo” , girato nel 1956 e sparito dal visibile per sessant’anni, oggi restaurato grazie a un crowdfunding internazionale: una pietra miliare per gli appassionati, un film di finzione che coinvolse i grandi piloti dell’epoca, il racconto di un momento irripetibile della storia industriale italiana e l’epica della fine di un’epoca (dei motori). E ancora: l’andirivieni in Place de la Concorde, in un giorno di sole, da qualche parte tra il 1888 e il 1904. Étienne-Jules Marey scelse la piazza parigina come teatro dei suoi esperimenti sul movimento. Il film non era pensato per essere proiettato; solo il restauro digitale del 2017 rende po ssibile la proiezione. E di nuovo il passato ci avvolge, ci interpella, ci viene vicino. Il film, che dura 45 secondi, segue il programma della sezione 1897 dedicato Cinématographe perfectionné di Henri Joly ed Ernest Normandin. Dopo tante eccentriche visioni, tenete il posto per il nuovo restauro di Eraserhead, ipnotica tragicommedia dell’assurdo, l’inizio della storia di un autore chiamato David Lynch.
Rediscovered and Restored. Things Never Before Seen
A day of rarities. A recent digital restoration brings back to life A mosca cieca and its “blinding freedom”, shot in 1966 by the unclassifiable director Romano Scavolini. Strongly opposed, accused of being pornographic, censured, manipulated (by Moravia, on the Censorship Board), it was defined by Elsa Morante as “the film that swept away Neorealism”. It stars Carlo Cecchi, it has a murder without a motive, and it is a film that, along with its director, deserves to find its place in Italian cinema history: Scavolini, Enrico Ghezzi and Donatello Fumarola will talk about the film before the screening. No less ‘unknown’ is I fidanzati della morte by Romolo Marcellini. Shot in 1956, it was “the first great film about motorcycle racing”, and then it disappe ared for sixty years. This landmark film for motorcycle fans was recently restored thanks to an international crowdfunding campaign; it is a fiction film that involved some of the greatest motorcycle racers of the time, a story of an unrepeatable moment in the history of Italian industry and a poem about the end of an era (of engines). Furthermore: the bustle in Place de la Concorde on a sunny day, sometime between 1888 and 1904. Étienne-Jules Marey chose the Parisian square as the theatre for his experiments into movement. The film was not conceived to be projected; only the digital restoration carried out in 2017 has made its screening possible. Once again, the past encircles us, interrogates us, comes close to us. The film, which lasts 45 seconds, will follow a programme of the Cinématographe perfectionné of Henri Joly and Ernest Normandin from our 1897 section. After so many eccentric visions, keep some room for the new restoration of Eraserhead , the hypnotic tragicomedy of the absurd, the beginning of the story of an auteur called David Lynch.




Ritrovati e Restaurati. La fine del muto
Cinema Lumière - Sala Mastroianni, ore 14.30 /  Piazza Maggiore, ore 21.45

Il fascino biondo di Marion Davies sul grande schermo di Piazza Maggiore (le sarebbe piaciuto, era abituata ai grandi spazi, abitava in un castello hollywoodiano chiamato San Simeon). Con la musica di Maud Nelissen e i sei elementi del gruppo The Sprockets. Marion era l’amante di Hearst, il magnate della stampa, che la adorava e tiranneggiava. Marion era una fantastica attrice brillante (Welles ne ridicolizzò la figura in Quarto potere, e tardivamente si scusò). In The Patsy (1928), commedia sulla celebrità, è scatenata come non mai, la sua mimica ci fa sentire l’eco d’ogni battuta non detta. Chaplin (che forse s’era innamorato di Marion) sentenziò che The Patsy era il miglior film dell’anno. Il cinema muto moriva in un tripudio di didascalie esilaranti e d’allegria… Non solo, naturalmente. Da non perdere il nuovo restauro di un altro grande film della fine del muto, The Informer di Arthur Robison, cupa storia di tradimenti personali e politici nell’Irlanda fresca d’indipendenza, ancor più saturo di sfumature noir della successiva versione firmata da Jonh Ford nel 1935.
Rediscovered and Restored. The End of the Silent Era
The blonde charm of Marion Davies on the big screen in Piazza Maggiore (she would have liked that, as she was used to big spaces; she lived in a castle straight out of Hollywood called San Simeon). With the music of Maud Nelissen and The Sprockets. Marion was the lover of the newspaper magnate Hearst, who both adored and tyrannised her, and she was also a fantastic actress (Welles made fun of her in
Citizen Kane, and later apologised). In The Patsy (1928), a comedy about celebrity, she is as unbridled as ever: her gestures allow us to hear the echo of each unspoken gag. Chaplin (who perhaps was in love with Marion) ruled that The Patsy was the best film of the year. Silent cinema was dying in a triumph of joy and cheerful intertitles… But not just, naturally. Also not to be missed is the new restoration of another great film from the end of the silent era, The Informer by Arthur Robison: a dark story of personal betrayal and post-Independence politics in Ireland, it is even more saturated with the nuances of noir than John Ford’s subsequent 1935 version.


Due volte Huston
Cinema Arlecchino, ore 16.15 e 18.30

Diceva: “Ne faccio uno per me, uno per loro” (loro, naturalmente, erano l’industria). The Asphalt Jungle (1950), uno dei suoi primi, lo fece per sé e anche per la MGM: è uno dei migliori noir di sempre (variante storia d’una rapina), la condizione umana in un pugno di personaggi senza qualità e dal destino segnato. Poche me belle pose di Marilyn Monroe come pupa del gangster. Wise Blood (1979) lo fece per sé e infischiandosene di tutto: è uno dei suoi ultimi, il ruggito del vecchio leone sul new american cinema, una storia del Sud (da Flannery O’Connor, con irriverenza) cupa e sarcastica, che gronda follia e sanguinoso senso del sacro. Lo introducono Michael Fitzgerald, produttore del film, e Angela Allen, script-supervisor; Michael Fitzgerald parlerà di John Huston anche nella Lezione di cinema di giovedì 29, all’Auditorium.
Twice Huston
He used to say: “I make one for me, one for them” (naturally, “them” being the industry). However,
The Asphalt Jungle (1950), one of his first films, was made for both himself and for MGM: it is one of the best noirs ever (a variation of the heist movie), where the human condition is summed up in a bunch of characters lacking in quality and with their fates already marked. A few beautiful poses from Marilyn Monroe as a gangster’s moll. He made Wise Blood (1979) for himself and didn’t give a damn about anyone else. One of his final films, it is a roar from the old lion across the bows of New American Cinema, a gloomy and sarcastic story of the South (from a Flannery O’Connor novel, with irreverence), that exudes madness and a bloody sense of the sacred. Introduced by Michael Fitzgerald, the film’s producer, and Angela Allen, script-supervisor; Michael Fitzgerald will also talk about John Huston in the Lesson in Cinema on Thursday 29th at the Auditorium.


E inoltre... / And more...

  • Documenti e documentari: Dennis Hopper Along for the Ride
    Sala Auditorium – Laboratori delle Arti UniBo, ore 18
    Along for the ride è un documentario del 2016, firmato da Nick Ebeling, che esplora la vita avventurosa, gli alti e bassi professionali, l’indisciplinabile talento e la rinascita dalle ceneri di Dennis Hopper. Una storia raccontata dalle tante voci che lo hanno accompagnato along for the ride, nel corso del suo viaggio, per ristabilire la grandezza di un artista unico e modernissimo. >>>
    Documents and Documentaries: Dennis Hopper Along for the Ride
    Along for the ride is the 2016 documentary, directed by Nick Ebeling, exploring the adventurous life, the professional highs and lows, the unruly talent and the rise from the ashes of Dennis Hopper. A story told by many of the people who accompanied Hopper along for the ride, to restore greatness to a very unique and very modern artist.
  • Lezione di cinema: conversazione tra D.A. Pennebaker e Kevin Brownlow
    Sala Auditorium – Laboratori delle Arti UniBo, ore 16.45
    All’indomani della proiezione in Piazza Maggiore del suo Monterey Pop, primo grandioso rockumentary della storia, D.A. Pennebaker, uno dei massimi documentaristi viventi, padre del direct cinema, l’uomo che ha raccontato per immagini John Kennedy e Bob Dylan, parla del proprio lavoro con lo storico del cinema e cineasta Kevin Brownlow. >>>
    Cinema lessons: a conversation between D.A. Pennebaker and Kevin Brownlow
    Fresh from the screening in Piazza Maggiore of his Monterey Pop, the first great ‘rockumentary’ in film history, D.A. Pennebaker, one of the greatest living documentary makers and the father of direct cinema, the man whose images brought us up close and personal with John Kennedy and Bob Dylan, will discuss his work with cinema historian and filmmaker Kevin Brownlow.
  • Cauto sognatore: la malinconia sovversiva di Helmut Käutner
    Sala Auditorium – Laboratori delle Arti UniBo, ore 12 / Cinema Lumière - Sala Scorsese, ore 16.30
    Giornata clou per chi in questi giorni sta scoprendo uno dopo l’altro gli 'otto pezzi scelti' di Helmut Käutner, cineasta tedesco tra i più personali e meno ortodossi degli anni Quaranta e Cinquanta. Tocca questa volta a Ludwig II (1955), ovvero la sua sovversiva visione di uno dei personaggi storici che più hanno attanagliato la fantasia del cinema tedesco (e non solo). In Sala Auditorium, alle 12, di Käutner parleranno Christoph Huber, Adriano Aprà, Miguel Marías e Olaf Möller. >>>
    Watch ful Dreamer: The Subversive Melancholia of Helmut Käutner
    A key day for those discovering, one by one, our 'eight selected works' by Helmut Käutner, one of the most personal and least orthodox German filmmakers of the Forties and Fifties. This time it’s Ludwig II (1955), his subversive vision of one of the historical figures who most tantalised the fantasy of cinema in Germany (and not just). Christoph Huber, Adriano Aprà, Miguel Marías and Olaf Möller will discuss Käutner and his work in Sala Auditorium at noon.
  • Technicolor Sirk: Written on the Wind
    Cinema Arlecchino, ore 14.15
    Per Truffaut Written on the Wind aveva “i colori del XX secolo, laccati e verniciati, i colori dell’America, i colori della civiltà del lusso,colori che ci ricordano che viviamo nell’età delle materie plastiche”. Solo una copia Technicolor vintage può rendergli giustizia. È il Sirk dalla struttura più potente, un melodramma a un tempo austero e sfrenato, l’abisso familiare, il sesso, la morte, il petrolio, in un turbinare di foglie secche. >>>
    Technicolor Sirk: Written on the Wind
    For Truffaut,
    Written on the Wind had “the lacquered and varn ished colours of the 20th century, the colours of America, the colours of the civilisation of luxury, colours that remind us that we live in the age of plastic”. Colours that only a vintage Technicolor copy can do justice to. It is the most powerfully structured of Sirk’s films, a melodrama at once austere and unbridled: familial abyss, sex, death and oil, in a whirlwind of dry leaves.
 

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