Eroi di storia e di leggenda: l’epica collettiva
Imprese storiche o leggendarie, comunque avventurose; lotte che decidono le sorti di classi, nazioni e popoli, se non dell’intera umanità: di questa pasta son fatti gli eroi della comunità.
Il festivalfilosofia ne celebra alcuni tra i più popolari, a cominciare da Giuseppe Garibaldi, eroe dei due mondi. Il Generale, ferito all’Aspromonte, ebbe una lunga convalescenza che utilizzò per scrivere un poema autobiografico dove racconta le proprie gesta, dalle guerre d’America a quelle d’Europa. Integrando i versi del poema con brani dell’autobiografia in prosa, David Riondino recita il “Poema di Garibaldi” accompagnato dalla banda cittadina che intona opere e marcette ben note (a Modena, in Piazza Sant’Agostino, la sera di venerdì 18 settembre). Anche i Musei Civici di Modena rendono omaggio a Garibaldi con la mostra “La stanza dell’eroe” che raccoglie come in una camera delle meraviglie le sue “reliquie laiche”: oggetti toccati o appartenuti al Generale, cimeli sorprendenti come quelli che costellarono la penisola di piccoli sacrari devozionali, portatori della nuova religiosità patriottica.
Carpi, si sa, non è da meno in fatto di eroica progenie. “I martiri nostri son tutti risorti” è l’omaggio che la città dedica al suo Ciro Menotti: un’epica narrazione - con voce e testo di Paolo Nori e musica della banda locale – sul suo sfortunato tentativo di insurrezione che lo rese martire, ma appiccò il fuoco alle rivolte del 1831 nel ducato estense (Carpi, sabato 19 settembre, ore 23.30).
In compagnia degli eroi maggiori, non poteva mancare anche lo scrigno delle virtù eroiche e civile per ragazzi, il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, protagonista a Carpi di una staffetta di lettura integrale. Pubblicato il primo giorno di scuola nel 1886, il romanzo passò di cartella in cartella, di mano in mano, raggiungendo in pochi decenni il milione di copie vendute. I racconti del maestro Perboni, personaggi come Garrone, Derossi, Coretti, Franti e la maestrina dalla penna rossa sono entrati stabilmente a far parte dell’ethos comune con il loro corredo di amor patrio, abnegazione, rispetto per l’autorità e pazienza nelle tribolazioni (Carpi, sabato 19 e domenica 20).
Per la serie “eroi della comunicazione”, Sassuolo celebra “Quello della radio”, ossia il grande Guglielmo Marconi, padre nobile di telecomandi, cellulari, e satellitari, in occasione del centenario del premio Nobel per la fisica. Sulla scena, Giorgio Cremaschi ricostruisce le tappe essenziali della sua vita e delle sue scoperte con una modalità in bilico fra il racconto giornalistico e le suggestioni teatrali. Non mancano momenti divertenti legati ad aneddoti pressoché inediti, come quando per impressionare una lavandaia Guglielmo collega un pollo spennato, già pronto per essere messo in pentola, a degli elettrodi che lui comanda dalla soffitta (al Teatro Carani di Sassuolo, la sera di venerdì 18).
E poi ci sono i martiri loro malgrado. Si raccontano in narrazioni che passano da nonno a nipote, da padre in figlio attraverso ricordi di vita individuale. E’ la poetica dello spettacolo “Piccola città” di Ascanio Celestini, che riprende e rielabora pagine di “Scemo di guerra”. Le vicende romane del 4 giugno 1944, tra bambini che rischiano la vita per una cipolla, maiali che finiscono sottoterra, barbieri dalle mani belle, poi tedeschi, fascisti, americani, russi, scimmie e mosche: la storia trasformata in favola, con la leggerezza di un racconto di strada (in Piazza Grande a Modena, la sera di sabato 19). Contenuti ed emozioni affini si ritrovano nell’installazione “Oggetti smarriti”, sempre di Celestini, presso il Museo del Deportato di Carpi: premendo un tasto, questi poveri oggetti, appartenuti a deportati italiani nei campi di sterminio nazisti, raccontano al visitatore la propria storia.
Tra i grandi miti collettivi della storia passata c’è anche quello dell’ex U.R.S.S. narrato nello spettacolo teatrale “Rabinovic & Popov” di Moni Ovadia in programma a Sassuolo la sera di sabato 19 settembre. Rabinovich e Popov sono i due nomi più tipici dell’ebreo russo e del russo ortodosso. Al tempo dell’Unione Sovietica furono il compagno Popov e il compagno Rabinovich. Il loro rapporto fu sempre di natura passionale, segnato da ammirazione e diffidenza, odio e solidarietà, amore e rabbia, ma soprattutto attrazione fatale. Con musiche, canzoni, racconti e storielle, Moni Ovaia traccia schizzi rapsodici del tempo epico e tragico di un’Atlantide che si chiamò U.R.S.S, cantando di uomini e donne che in quell’Atlantide vissero, amarono, sperarono e soffrirono.
In musica è presentato anche il racconto delle molte comunità americane del secolo scorso. Maurizio Bettelli, insieme alla sua numerosa band, porta sul palcoscenico le voci, le atmosfere e i suoni dell’America di Woody Guthrie, il più grande poeta e cantautore popolare americano. Guthrie ha vissuto in prima persona i cambiamenti epocali nella vita sociale, politica e culturale degli Stati Uniti, e non solo: dalla crisi del '29 alle politiche rooseveltiane del New Deal, dalle tempeste di polvere del Mid-West nella metà degli anni Trenta al secondo conflitto mondiale, dalla società dei consumi del dopoguerra al maccartismo. E ha cantato canzoni che hanno mostrato l'altra faccia del sogno americano, la lotta contro la fame e la disoccupazione, la violenza e la sopraffazione.
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