Dino Zoff, 80 anni da numero uno

Un portiere “per vocazione”. Un numero primo in tutto e per tutto. Un Mondiale conquistato a 40 anni, da capitano (con gli Azzurri è stato pure campione d’Europa, nel 1968). E proprio oggi, che le candeline spente sono 80, resta la leggenda di un campionissimo: questo è – e sarà – Dino Zoff. Una carriera legata soprattutto alla Juventus: undici stagioni in bianconero senza mai saltare un match. E poi 332 partite consecutive in Serie A: 330 della quali per difendere i pali della Vecchia Signora, squadra con cui vincerà sei campionati, due Coppe Italia e una Coppa Uefa.

Questa la vita di un predestinato, anche se il cammino non è stato sempre in discesa. Era un ragazzino – aveva 14 anni – quando militava nella Marianese e non venne opzionato dall’Inter, per colpa dell’altezza. Già, nell’occasione veniva considerato basso (160 centimetri). A rivolgergli le attenzioni sarà l’Udinese e in quegli anni Zoff crescerà di statura (22 centimetri). Poi Mantova e Napoli fino alla consacrazione ai piedi della Mole. Nel 1973 si piazzerà al secondo posto nella classifica finale del Pallone d’oro, trofeo che venne alzato da Johann Cruijff.

Appesi gli scarpini – e i guanti – al chiodo, passerà dall’altra parte della barricata, diventando allenatore. In panchina, vincerà con la Juventus una Coppa Italia e una Coppa Uefa nella stagione 1989-1990 e lo farà pur sapendo che la dirigenza ha già individuato Gigi Maifredi come successore. Sarà pure tecnico della Lazio e della Nazionale italiana di calcio, con cui vedrà sfumare la vittoria finale agli Europei del 2000 contro la Francia, per le reti di Sylvain Claude Wiltord (al 93esimo) e David Trezeguet (al golden gol).

Tanti auguri Dino Zoff che oggi, in un’intervista per Sport Mediaset, ha confessato come tanti volti vengano a bussare alla porta dei suoi ricordi, “Gaetano Scirea, l’amico inseparabile anche nella vita di tutti i giorni, Enzo Bearzot, Sandro Pertini, Paolo Rossi. Il destino è il destino, segue il suo corso”. Con una postilla: “La prospettiva è solo quella della vecchiaia. Di tenere duro, di andare avanti il più possibile. Di non farle fare gol”.