giovedì 26 aprile 2018

Lunedì 30 aprile al Cinema Antoniano

Lunedì 30 aprile alle ore 21.00 imperdibile appuntamento Pop Up Cinema al Cinema Antoniano di Bologna, che ospiterà l’anteprima del film DOPO LA GUERRA, l’attesa opera prima di Annarita Zambrano presentata in anteprima mondiale nel corso della 70° edizione del Festival di Cannes nella sezione “Un Certain Regard” e distribuita in Italia da I Wonder Pictures.

Saranno in sala a presentare il film e rispondere alle domande del pubblico gli attori Giuseppe Battiston e Barbora Bobulova.
Dopo la guerra, interpretato da Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova e Charlotte Cétaire, è un film che invita a riflettere sulle colpe e le violenze di un periodo storico recente della storia italiana, quello degli anni di Piombo, e su come tuttora gli avvenimenti di quegli anni incidano ancora sul nostro presente e sul nostro futuro.


DOPO LA GUERRA di Annarita Zambrano
Lunedì 30 aprile al Cinema Antoniano
ore 21.00 a 5€ anziché 6€
segui questo link compila il form e inserisci il codice partner DLGPOP


Bologna, 2002. La protesta contro la riforma del lavoro esplode nelle università. L’assassinio di un giuslavorista riapre vecchie ferite politiche tra Italia e Francia. Marco, ex-militante di sinistra, condannato per omicidio e rifugiato in Francia da 20 anni grazie alla Dottrina Mitterand, che permetteva agli ex terroristi di trovare asilo oltre Alpe, è sospettato di essere il mandante dell’attentato. Quando il governo Italiano chiede l’estradizione, Marco decide di scappare con Viola, sua figlia adolescente. La sua vita precipita, portando nel baratro anche quella della sua famiglia italiana, che, da un giorno all’altro, si (ri)trova costretta a pagare per le sue colpe passate.


L'evento, un'iniziativa Sala Biografilm, è realizzato in collaborazione con I Wonder Pictures e Cinema Antoniano.

Per maggiori informazioni chiama lo 051 4070166 o scrivi a ingressi@biografilm.com

mercoledì 25 aprile 2018

1968: l'assalto al cielo

Al Lumière (fino al 1° maggio) e nelle sale italiane

Novecento - Atto I e II
(Italia/1976) di Bernardo Bertolucci (162' + 154')

Dal 1900 al secondo dopoguerra, le due vite contrapposte e intrecciate del contadino Olmo (Gérard Depardieu) e del ricco latifondista Alfredo (Robert De Niro), al centro di un poderoso e veemente affresco che fonde il mélo hollywoodiano con l'epica comunista. Due atti: il primo arriva all'avvento del fascismo, il secondo si conclude con la Liberazione. Film ancora e sempre sconvolgente per potenza di visione e di lettura storica, Novecento ritorna nelle sale dopo uno scrupoloso lavoro di restauro che ha reintegrato gli oltre 700 tagli imposti all'uscita dalla Paramount e che, grazie alla collaborazione di Vittorio Storaro alla color correction, ci restituisce lo spessore sontuoso delle sue immagini.
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Evento Novecento per la Festa della Liberazione
I biglietti per la proiezione speciale del 25 aprile dei due atti di Novecento con il pranzo a cura del Mercato della Terra sono esauriti. A grande richiesta abbiamo quindi deciso di aggiungere in contemporanea una proiezione del film (ma senza il pranzo) presso i Laboratori delle Arti UniBo, per la quale è aperta la prevendita on-line. Il film sarà introdotto dall'attrice Stefania Casini.
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Prima visione
Cinema Lumière
da mercoledì 25 aprile

Wajib - Invito al matrimonio 
(Palestina/2017) di Annemarie Jacir (96')
Versione originale con sottotitoli italiani


Abu Shadi, professore di Nazareth, prepara le nozze della figlia. Il figlio Shadi, architetto a Roma, torna a casa per aiutarlo a distribuire a mano gli inviti, secondo la tradizione palestinese del wajib. Fra loro riemergeranno mai sopite tensioni. Con ironia e delicatezza e avvalendosi di due straordinari attori come Mohammad e Saleh Bakri - padre e figlio anche nella vita - il film indaga la linea sottile tra amore e dovere, modernità e tradizione, sovversione e adeguamento.
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Sala Cervi
fino a mercoledì 2 maggio

Visages villages
(Francia/2017) di Agnès Varda e JR (93')
Versione originale con sottotitoli italiani


Agnès Varda, leggenda del cinema francese, prima donna regista a ricevere l'Oscar alla carriera, e JR, giovane street artist francese, in viaggio attraverso la Francia rurale a bordo di un bizzarro camion-macchina fotografica. Un road movie, un documentario-verità, un doppio ritratto d’artista, un film che si perde e si ritrova sulle tracce di tante storie per riempire di stupore gli occhi di chi guarda. Distribuito nelle sale italiane dalla Cineteca di Bologna, è stato candidato all’Oscar come miglior documentario.
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In rassegna
Cinema Lumière - fino al 20 maggio
1968: l'assalto al cielo
La rassegna dedicata al 1968 si concentra questa settimana sui nuovi autori che negli anni della contestazione s’affacciano per la prima volta alla ribalta, rivoluzionando il linguaggio, i generi, l’arte del cinema. Rivedremo un Ken Loach d'annata (la sua opera seconda Kes), i folgoranti esordi di Marco Bellocchio (I pugni in tasca), Carmelo Bene (Nostra signora dei turchi) e George A. Romero (La notte dei morti viventi). Da non perdere il classico Il mucchio selvaggio di Peckinpah. La rassegna proseguirà nel cartellone di maggio.
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Cinema Lumière - 29 aprile
Cinema e Medioevo. Domenica matinée
Ancora una matinée domenicale (con colazione inclusa!) all'insegna del Medioevo al cinema con  il dissacrante nonsense di Monty Python e il Sacro Graal. L'irriverente gruppo comico britannico stravolge con grottesca ferocia le avventure di Re Artù e dei suoi sgangherati cavalieri alla ricerca del Graal.
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Schermi e Lavagne
Cinema Lumière
Cineclub per bambini e ragazzi

25 aprile, ore 17
Il bambino che scoprì il mondo
28  aprile, ore 16
Vi presento Christopher Robin

29 aprile, ore 16
 Coco
1° maggio, ore 16
Peter Rabbit
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Cinema Lumière
Cinenido - Visioni disturbate


Wajib - Invito al matrimonio di Annemarie Jacir è il film scelto per i prossimi due appuntamenti (sabato 28 aprile alle  ore 16,15 e mercoledì 2 maggio alle ore 10) del Cinenido, l'iniziativa pensata per genitori e nonni con bebè al seguito.
 
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A maggio in Cineteca
  • Il Cinema Ritrovato al cinema: Io e Annie
    tutti i lunedì e martedì del mese
  • 1968: l'assalto al cielo (seconda parte)
    dal 2 al 20 maggio
  • Human Rights Nights
    dal 9 al 15 maggio
  • Asian Film Festival
    dal 21 al 28 maggio
  • Future Film Festival
    dal 29 maggio al 3 giugno
  • Sabato matinéee
    tutti i sabati del mese
  • Schermi e Lavagne
    tutti i sabati e i festivi del mese



    Sfoglia in anteprima Cineteca con il programma completo
 


VOLONTARI CERCASI!
Se desideri partecipare come volontario al festival Il Cinema Ritrovato o a Sotto le Stelle del Cinema, la manifestazione che per cinquanta serate d’estate illumina di cinema Piazza Maggiore, hai tempo fino all’8 maggio per proporre la tua candidatura. >>>

PRESENTAZIONE DEL FESTIVAL
Lunedì 7 maggio, 20 - Cinema Lumière
Una serata per presentare la XXXII edizione del festival  più amato dai cinéphile di tutto il mondo. Gli spettatori saranno messi alla prova con il ‘quiz del cinefilo’.  In palio pubblicazioni e accrediti. Introducono Gian Luca Farinelli e Roy Menarini. Ingresso libero.

 

Figure contro. Fotografia della differenza


CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione
Università di Parmapresenta

Figure contro. Fotografia della differenza

a cura di Paolo Barbaro, Cristina Casero e Claudia Cavatorta

21 aprile – 30 settembre 2018

Abbazia di Valserena
Strada Viazza di Paradigna, 1 (Parma)



a cura di Paolo Barbaro, Cristina Casero e Claudia Cavatorta

21 aprile – 30 settembre 2018

Abbazia di Valserena
Strada Viazza di Paradigna, 1 (Parma)


Sabato 21 aprile 2018 alle ore 11.00, all’Abbazia di Valserena, sede dello CSAC di Parma, apre la mostra Figure contro. Fotografia della differenza, nell’ambito dell’edizione 2018 di Fotografia Europea dal titolo RIVOLUZIONI. Ribellioni, cambiamenti, utopie.

La mostra, a cura di Paolo Barbaro, Cristina Casero e Claudia Cavatorta, nella Sala delle Colonne dello CSAC, è interamente costruita con materiali provenienti dagli archivi dello CSAC e consente di “vedere” con chiarezza come la fotografia, soprattutto nel corso degli anni Settanta, abbia avuto un ruolo importante nel sensibilizzare le coscienze intorno a questioni nascoste, dimenticate, se non censurate, anche al di là di esplicite intonazioni di denuncia. Figure contro si propone anche come un preludio alla più ampia esposizione che entro il 2018 occuperà lo spazio espositivo principale dello CSAC, e che avrà come fulcro opere riferite esclusivamente all’anno 1968, provenienti da tutte e cinque le sezioni dell’archivio (Arte, Fotografia, Progetto, Spettacolo, Media/moda).

Le figure contro evocate dal titolo sono quelle immortalate in questi scatti: persone escluse dal racconto sociale, letteralmente spinte ai margini, in quanto la loro stessa esistenza è in contrasto con le logiche imperanti nella moderna società; cancellate dall'immaginario collettivo, esse ritornano con tutta la loro pregnanza in queste immagini, che si danno come asserzioni di esistenza, testimonianza di vite condotte all'insegna della differenza, della non omologazione, della sofferenza, ma anche della spontaneità e della naturalezza.

In altri casi sono protagoniste figure che rispetto a queste logiche si pongono in contrasto, contro -  appunto - che protestano, manifestano, non si rassegnano, affermando un modello alternativo. 

Ma figure contro sono anche quelle delle fotografe e dei fotografi che hanno realizzato queste immagini: Giordano Bonora, Anna Candiani, Carla Cerati, Mario Cresci, Uliano Lucas, Paola Mattioli e Giuseppe Morandi. Ciascuno secondo la propria sensibilità e con il proprio linguaggio hanno contribuito a tradurre la fotografia da strumento di pura constatazione a strumento critico, di denuncia ma anche più sottilmente di riflessione, utile ad una presa di coscienza di quello che è la società italiana in pieno boom economico. Bianco e nero, aspetti ostentati ma anche culture e umanità rimosse. La complessità di un paese viene mostrata, mettendone in luce tutte le contraddizioni. I toni sono differenti, ma la forza di tutte le fotografie esposte in questa mostra risiede, in fondo, nella loro adesione alla realtà, oltre le convenzioni e i cliché, in una totale coincidenza di atteggiamento tra i soggetti ritratti e gli autori. Essere veri: un modo semplice ma radicale, questo, di essere figure contro. 

CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione
Abbazia di Valserena
Strada Viazza di Paradigna, 1 (Parma)
www.csacparma.it

Ingresso
10 euro
Riduzione a 5 euro a fronte della presentazione del biglietto di ingresso a Fotografia Europea
Con il biglietto di ingresso allo CSAC si potrà usufruire di una riduzione del biglietto di ingresso a Fotografia Europea.
Per tutte le riduzioni e informazioni aggiornate:
http://www.csacparma.it/visita/

Orari
Lunedì: chiuso
Martedì: chiuso con possibilità di prenotazione per gruppi su appuntamento
Mercoledì-venerdì: dalle ore 15 alle ore 19
Sabato e domenica: dalle ore 10 alle ore 20

Per informazioni e prenotazioni
+39 0521 607791
servizimuseali@csacparma.it

A cosa serve l'utopia

6) Mario De Biasi, Mosca, 1980
C-print, 40x27 cm.
© Archivio De Biasi. Galleria Civica di Modena, Raccolta della Fotografia, Fondo Franco Fontana




A cura di Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi

Con opere di: Abbas, Bruno Barbey, Yael Bartana, Taysir Batniji, Ian Berry, Fabio Boni, Mario De Biasi, Leonard Freed, Paula Haro Poniatowska, Swetlana Heger, Alejandro Hoppe, Jorge Ianiszewski, Francesco Jodice, Iosif Király, Alex Majoli, Filippo Minelli, Daido Moriyama, Melina Mulas, Oscar Navarro, Ulises Nilo, Mark Power, Luis Poirot, Ishmael Randall Weeks, Aldo Soligno, Chris Steele-Perkins, Mladen Stilinović, Jinoos Taghizadeh, Franco Vaccari, Pedro Valtierra, Akram Zaatari, Patrick Zachmann, Zelle Asphaltkultur.

Inaugurazione: 27 aprile 2018, ore 18
Periodo mostra: 28 aprile - 22 luglio 2018

Galleria Civica di Modena
Sale superiori, Palazzo Santa Margherita
Corso Canalgrande 103, Modena


Inaugura venerdì 27 aprile 2018 alle ore 18 alla Galleria Civica di Modena la mostra A cosa serve l’utopia, a cura di Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi, prodotta da FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE nell’ambito del festival Fotografia Europea dedicato quest’anno al tema “RIVOLUZIONI. Ribellioni, cambiamenti, utopie.”

Il titolo della mostra è tratto dal paragrafo “Finestra sull’utopia” del volume Parole in cammino di Eduardo Galeano (1940-2015). Lo scrittore uruguaiano descrive l’utopia come un orizzonte mai raggiungibile, che si allontana da noi di tanti passi quanti ne facciamo. Chiedendosi “a cosa serve l’utopia”, si risponde “a camminare”.
Coniato nel Cinquecento da Thomas More, il termine utopia è passato progressivamente nel corso dei secoli a indicare non solo un luogo astratto o irraggiungibile, ma anche un progetto di società possibile, in cui perseguire obiettivi concreti come l’uguaglianza sociale, i diritti universali, la pace mondiale. Le rivoluzioni del Novecento ne hanno delineato una duplice natura: da una parte sogno concreto, speranza nel cambiamento, fiducia nel futuro; dall’altra capovolgimento in distopia, un modello di società che reprime le libertà dell’uomo e lascia un’amara disillusione verso gli ideali infranti o traditi.

La mostra esplora la tensione tra queste due dimensioni attraverso una selezione di fotografie e video di artisti e fotografi italiani e internazionali, provenienti dai patrimoni collezionistici gestiti da FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE e appartenenti alla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e al Comune di Modena/Galleria Civica, nello specifico la Raccolta della Fotografia avviata nel 1991 con la donazione della raccolta dell’artista e fotografo modenese Franco Fontana.

Le opere delle collezioni modenesi sono poste in dialogo con una serie di immagini scelte dagli archivi della Magnum, la prestigiosa agenzia fondata a New York e Parigi nel 1947 da Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, George Rodger e David Chim Seymour. Le fotografie Magnum, stampate su grande formato, ritraggono attraverso l’occhio di celebri fotoreporter come Abbas, Bruno Barbey, Ian Berry e Alex Majoli, momenti culminanti di rivolta divenuti iconici nell’immaginario collettivo come il Sessantotto a Parigi e Tokyo, la caduta del Muro di Berlino nel 1989, oppure il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti negli anni Sessanta fino alla Primavera araba.

A cosa serve l’utopia istituisce una duplice dialettica: quella tra la ciclica alternanza di costruzione e frantumazione di un ideale, ma anche un dialogo serrato tra immagini create per differenti scopi — le une usate per raccontare a caldo sui media l’attualità politica, le altre per riflettere a freddo su fallimenti e cambiamenti, eredità e prospettive — che dà vita a un confronto tra pratiche fotografiche apparentemente contrastanti eppure profondamente connesse.

Il percorso espositivo inizia con uno scatto emblematico del 1968 in cui studenti parigini, fotografati da Bruno Barbey si passano di mano in mano dei sampietrini. Segue Omaggio ad Artaud di Franco Vaccari che celebra il potere dell’invenzione linguistica di far immaginare ciò che non esiste, e prosegue con alcune immagini evocative dell’utopia comunista: dopo la gigantografia di Lenin fotografata da Mario De Biasi a Leningrado (1972), appare l’immagine creata dal rumeno Josif Király di alcuni ragazzi che nel 2006 passano il tempo libero seduti su una statua abbattuta del leader sovietico. Piazza San Venceslao a Praga nel 1968, fotografata da Ian Berry e gremita di giovani che si ribellavano all’occupazione russa, fa da contraltare alle opere che mostrano la sorte beffarda che subiscono talvolta le icone delle rivoluzioni: è il caso della serie Animal Farm (2007) della ceca Swetlana Heger, che mostra sculture di animali presenti nei parchi di Berlino le quali, secondo le informazioni raccolte dall'artista, sarebbero state realizzate con il bronzo della monumentale statua di Stalin rimossa nel 1961 dalla Karl-Marx-Allee; oppure di Sale of Dictatorship (1997-2000) dello slavo Mladen Stilnovi
, in cui i ritratti di Tito passano dalle vetrine dei negozi alle bancarelle dei mercatini di memorabilia.

Il percorso prosegue con alcune immagini riferite al Medioriente e ai suoi conflitti mai sanati: da quello iraniano con la rivoluzione khomeinista, testimoniata da uno scatto di Abbas nel 1978 e la rilettura fatta di quegli eventi in Rock, Paper, Scissors (2009) da Jinoos Taghizadeh — che marca l’enorme distanza che separa speranze di cambiamento e realtà — al conflitto israelo-palestinese, evocato dalle torri militari di avvistamento presenti in Cisgiordania che Taysir Batniji ha chiesto di documentare clandestinamente a un fotografo palestinese (2008), fino alle lettere che un detenuto libanese, imprigionato durante l’occupazione israeliana nel Libano meridionale, ha inviato dal carcere ai suoi cari e che Akram Zaatari ha fotografato nel lavoro Books of letters from family and friends (2007). Completa questo gruppo di opere uno scatto di Charles Steele-Perkins che racconta proprio quei disordini del 1982.

La difesa della memoria storica intesa non solo come un omaggio alle vittime delle ingiustizie passate, ma anche come un atto di resistenza contro quelle future, è presente nella ricerca condotta in Cile da Patrick Zachmann sui luoghi teatro dei crimini del regime di Pinochet. Una serie di ritratti (tra gli altri di Francesco Jodice, Luis Poirot, Melina Mulas) incarnano altrettante e diverse forme di resistenza attive e passive, che si oppongono tanto a brutali repressioni quanto a forme di segregazione o controllo sociale in Tibet come in Giappone o in Tunisia. Due fotografie del 1963 di Leonard Freed rappresentano il sogno di uguaglianza del Movimento per i diritti civili in America. Il breve video dell’artista di origini peruviane Ishmael Randall Weeks rende onore, con una poetica metafora, a chi lotta per non cadere. Le opere di Filippo Minelli e del collettivo Zelle Asphaltkultur, pur frutto di azioni artistiche assai differenti (l’innesco di fumogeni colorati in contesti naturali idilliaci il primo, la realizzazione illegale di grafiche di esplosioni su vagoni ferroviari il secondo), sfruttano l’immaginario comune legato ai disordini e alla violenza per riflettere sul senso che esso assume nel mondo contemporaneo. La mostra si chiude con una delle utopie oggi più diffuse, quella pacifista, che proietta sull'intera comunità umana il sogno dell’assenza di conflitto e di una fratellanza universale. Il video di Yael Bartana A Declaration (2006) in cui un uomo a bordo di un’imbarcazione approda su uno scoglio dove campeggia una bandiera israeliana e la sostituisce con un albero di ulivo, sembra indicarci ciò che è necessario per perseguire questo ideale: visionarietà, coraggio, simboli condivisi, poesia.

Galleria Civica di Modena e Fondazione Fotografia Modena fanno parte – insieme a Museo della Figurina – di FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE, istituzione diretta da Diana Baldon e dedicata alla presentazione e alla promozione dell'arte e delle culture visive contemporanee.

Informazioni generali:

Mostra A cosa serve l’utopia

A cura di Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi

Sede Galleria Civica di Modena
Sale superiori, Palazzo Santa Margherita
Corso Canalgrande 103 - Modena

Periodo 28 aprile - 22 luglio 2018

Inaugurazione 27 aprile 2018, ore 18

Press preview 27 aprile 2018, ore 11

In collaborazione con Fotografia Europea, Magnum Photos e Contrasto
Orari di apertura
Mercoledì-venerdì, 10.30-13 / 16-19
Sabato, domenica e festivi, 10.30-19

Apertura straordinaria e gratuita
Sabato 19 maggio 2018, 19-24, in occasione della manifestazione Nessun Dorma

Ingresso
Intero: 6 € | Ridotto: 4 €
Ingresso ridotto a fronte della presentazione del biglietto di ingresso a Fotografia Europea. Con il biglietto di ingresso alla mostra
A cosa serve l’utopia si potrà usufruire di una riduzione del biglietto di ingresso a Fotografia Europea, da 15 € a 12 €.
Per tutte le riduzioni, convenzioni e gratuità, visitare il sito: https://www.comune.modena.it/galleria/mostre/a-cosa-serve-lutopia
Da aprile a luglio 2018 col biglietto da 6 € è possibile visitare tutte le mostre organizzate da FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE

Informazioni
tel. +39 059 2032911/2032940 - fax +39 059 2032932