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Mario De Biasi, Mosca, 1980
C-print,
40x27 cm.
©
Archivio De Biasi. Galleria Civica di Modena, Raccolta della
Fotografia, Fondo Franco Fontana
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A
cura di Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi
Con
opere di:
Abbas, Bruno Barbey, Yael Bartana, Taysir Batniji, Ian Berry, Fabio
Boni, Mario De Biasi, Leonard Freed, Paula Haro Poniatowska, Swetlana
Heger, Alejandro Hoppe, Jorge Ianiszewski, Francesco Jodice, Iosif
Király, Alex Majoli, Filippo Minelli, Daido Moriyama, Melina Mulas,
Oscar Navarro, Ulises Nilo, Mark Power, Luis Poirot, Ishmael Randall
Weeks, Aldo Soligno, Chris Steele-Perkins, Mladen Stilinović, Jinoos
Taghizadeh, Franco Vaccari, Pedro Valtierra, Akram Zaatari, Patrick
Zachmann, Zelle Asphaltkultur.
Inaugurazione:
27 aprile 2018, ore 18
Periodo
mostra: 28
aprile - 22 luglio 2018
Galleria
Civica di Modena
Sale
superiori, Palazzo Santa Margherita
Corso
Canalgrande 103, Modena
Inaugura
venerdì 27 aprile 2018 alle ore 18 alla Galleria Civica di Modena la
mostra A
cosa serve l’utopia,
a cura di Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi, prodotta da
FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE nell’ambito del festival Fotografia
Europea
dedicato quest’anno al tema “RIVOLUZIONI. Ribellioni,
cambiamenti, utopie.”
Il
titolo della mostra è tratto dal paragrafo “Finestra sull’utopia”
del volume Parole
in cammino
di Eduardo Galeano (1940-2015). Lo scrittore uruguaiano descrive
l’utopia come un orizzonte mai raggiungibile, che si allontana da
noi di tanti passi quanti ne facciamo. Chiedendosi “a cosa serve
l’utopia”, si risponde “a camminare”.
Coniato
nel Cinquecento da Thomas More, il termine utopia è passato
progressivamente nel corso dei secoli a indicare non solo un luogo
astratto o irraggiungibile, ma anche un progetto di società
possibile, in cui perseguire obiettivi concreti come l’uguaglianza
sociale, i diritti universali, la pace mondiale. Le rivoluzioni del
Novecento ne hanno delineato una duplice natura: da una parte sogno
concreto, speranza nel cambiamento, fiducia nel futuro; dall’altra
capovolgimento in distopia, un modello di società che reprime le
libertà dell’uomo e lascia un’amara disillusione verso gli
ideali infranti o traditi.
La
mostra esplora la tensione tra queste due dimensioni attraverso una
selezione di fotografie e video di artisti e fotografi italiani e
internazionali, provenienti dai patrimoni collezionistici gestiti da
FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE e appartenenti alla Fondazione Cassa di
Risparmio di Modena e al Comune di Modena/Galleria Civica, nello
specifico la Raccolta della Fotografia avviata nel 1991 con la
donazione della raccolta dell’artista e fotografo modenese Franco
Fontana.
Le
opere delle collezioni modenesi sono poste in dialogo con una serie
di immagini scelte dagli archivi della Magnum, la prestigiosa agenzia
fondata a New York e Parigi nel 1947 da Henri Cartier-Bresson, Robert
Capa, George Rodger e David Chim Seymour. Le fotografie Magnum,
stampate su grande formato, ritraggono attraverso l’occhio di
celebri fotoreporter come Abbas, Bruno Barbey, Ian Berry e Alex
Majoli, momenti culminanti di rivolta divenuti iconici
nell’immaginario collettivo come il Sessantotto a Parigi e Tokyo,
la caduta del Muro di Berlino nel 1989, oppure il movimento per i
diritti civili negli Stati Uniti negli anni Sessanta fino alla
Primavera araba.
A
cosa serve l’utopia
istituisce una duplice dialettica: quella tra la ciclica alternanza
di costruzione e frantumazione di un ideale, ma anche un dialogo
serrato tra immagini create per differenti scopi — le une usate per
raccontare a caldo sui media l’attualità politica, le altre per
riflettere a freddo su fallimenti e cambiamenti, eredità e
prospettive — che dà vita a un confronto tra pratiche fotografiche
apparentemente contrastanti eppure profondamente connesse.
Il
percorso espositivo inizia con uno scatto emblematico del 1968 in cui
studenti parigini, fotografati
da Bruno
Barbey
si passano di mano in mano dei sampietrini. Segue
Omaggio
ad Artaud
di Franco
Vaccari
che
celebra il potere dell’invenzione linguistica di far immaginare ciò
che non esiste, e prosegue con alcune immagini evocative dell’utopia
comunista: dopo la gigantografia di Lenin fotografata da Mario
De Biasi
a Leningrado (1972), appare l’immagine creata dal rumeno
Josif Király
di alcuni ragazzi che nel 2006 passano il tempo libero seduti su una
statua abbattuta del leader sovietico. Piazza San Venceslao a Praga
nel 1968, fotografata da
Ian Berry
e gremita di giovani che si ribellavano all’occupazione russa, fa
da contraltare alle opere che mostrano la sorte beffarda che
subiscono talvolta le icone delle rivoluzioni: è il caso della serie
Animal
Farm
(2007) della ceca Swetlana
Heger,
che mostra
sculture
di animali presenti nei parchi di Berlino le quali, secondo le
informazioni raccolte dall'artista, sarebbero state realizzate con il
bronzo della monumentale statua di Stalin rimossa nel 1961 dalla
Karl-Marx-Allee; oppure di Sale
of Dictatorship
(1997-2000) dello slavo Mladen
Stilnovi
,
in cui i ritratti di Tito passano dalle vetrine dei negozi alle
bancarelle dei mercatini di memorabilia.
Il
percorso prosegue con alcune immagini riferite al Medioriente e ai
suoi conflitti mai sanati: da quello iraniano con la
rivoluzione khomeinista, testimoniata da uno scatto di Abbas
nel 1978
e
la rilettura fatta di quegli eventi in Rock,
Paper, Scissors
(2009) da Jinoos
Taghizadeh — che
marca
l’enorme distanza che separa speranze di cambiamento e realtà —
al conflitto israelo-palestinese, evocato dalle torri militari di
avvistamento presenti in Cisgiordania che Taysir
Batniji ha
chiesto di documentare clandestinamente a un fotografo palestinese
(2008), fino alle lettere che un detenuto libanese, imprigionato
durante l’occupazione israeliana nel Libano meridionale, ha inviato
dal carcere ai suoi cari e che Akram
Zaatari
ha fotografato nel lavoro Books
of letters from family and friends
(2007). Completa questo gruppo di opere uno scatto di Charles
Steele-Perkins che
racconta
proprio quei disordini del 1982.
La
difesa della memoria storica intesa non solo come un omaggio alle
vittime delle ingiustizie passate, ma anche come un atto di
resistenza contro quelle future, è presente nella ricerca condotta
in Cile da Patrick
Zachmann
sui luoghi teatro dei crimini del regime di Pinochet. Una serie di
ritratti (tra gli altri di Francesco
Jodice,
Luis
Poirot,
Melina
Mulas)
incarnano altrettante e diverse forme di resistenza attive e passive,
che si oppongono tanto a brutali repressioni quanto a forme di
segregazione o controllo sociale in Tibet come in Giappone o in
Tunisia. Due fotografie del 1963 di Leonard
Freed
rappresentano il sogno di uguaglianza del Movimento per i diritti
civili in America. Il breve video dell’artista di origini peruviane
Ishmael
Randall Weeks
rende onore, con una poetica metafora, a chi lotta per non cadere. Le
opere di Filippo
Minelli
e del collettivo Zelle
Asphaltkultur,
pur frutto di azioni artistiche assai differenti (l’innesco di
fumogeni colorati in contesti naturali idilliaci il primo, la
realizzazione illegale di grafiche di esplosioni su vagoni ferroviari
il secondo), sfruttano l’immaginario comune legato ai disordini e
alla violenza per riflettere sul senso che esso assume nel mondo
contemporaneo. La mostra si chiude con una delle utopie oggi più
diffuse, quella pacifista, che proietta sull'intera comunità umana
il sogno dell’assenza di conflitto e di una fratellanza universale.
Il video di Yael
Bartana
A Declaration
(2006) in cui un uomo a bordo di un’imbarcazione approda su uno
scoglio dove campeggia una bandiera israeliana e la sostituisce con
un albero di ulivo, sembra indicarci ciò che è necessario per
perseguire questo ideale: visionarietà, coraggio, simboli condivisi,
poesia.
Galleria
Civica di Modena e
Fondazione
Fotografia Modena fanno
parte – insieme a Museo della Figurina – di FONDAZIONE
MODENA ARTI VISIVE,
istituzione diretta da Diana Baldon e dedicata alla presentazione e
alla promozione dell'arte e delle culture visive contemporanee.
Informazioni
generali:
Mostra
A
cosa serve l’utopia
A
cura di
Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi
Sede
Galleria Civica di Modena
Sale
superiori, Palazzo Santa Margherita
Corso
Canalgrande 103 - Modena
Periodo
28 aprile - 22 luglio 2018
Inaugurazione
27 aprile 2018, ore 18
Press
preview
27 aprile 2018, ore 11
In
collaborazione con
Fotografia Europea, Magnum Photos e Contrasto
Orari
di apertura
Mercoledì-venerdì,
10.30-13 / 16-19
Sabato,
domenica e festivi, 10.30-19
Apertura
straordinaria e gratuita
Sabato
19 maggio 2018, 19-24, in occasione della manifestazione Nessun
Dorma
Ingresso
Intero:
6 € | Ridotto: 4 €
Ingresso ridotto a fronte della
presentazione del biglietto di ingresso a Fotografia Europea. Con il
biglietto di ingresso alla mostra
A cosa serve l’utopia
si potrà usufruire di una riduzione del biglietto di ingresso a
Fotografia Europea, da 15 € a 12 €.
Per tutte le riduzioni,
convenzioni e gratuità, visitare il sito:
https://www.comune.modena.it/galleria/mostre/a-cosa-serve-lutopia
Da
aprile a luglio 2018 col biglietto da 6 € è possibile visitare
tutte le mostre organizzate da FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE
Informazioni
tel.
+39 059 2032911/2032940 - fax +39 059 2032932