domenica 12 settembre 2010

Festival filosofia


MOSTRE, SPETTACOLI, MUSICA, FILM E GIOCHI NEL SEGNO DELLA FORTUNA 150 eventi affiancano le lezioni magistrali del festivalfilosofia dal 17 al 19 settembre a Modena, Carpi, Sassuolo. Gli appuntamenti, tutti gratuiti, affrontano la fortuna per immagini, musica e narrazioni



Un vasto programma artistico arricchisce il cuore di lezioni magistrali del festivalfilosofia. Dal 17 al 19 settembre Modena, Carpi e Sassuolo declinano il concetto di fortuna attraverso le varie forme dell’espressione artistica e culturale, individuale e collettiva. Un viaggio ricco e sorprendente che mette in mostra, in musica e in scena le facce diverse della sorte.

L’arte dell’improvvisazione e dell’accidentale

Immagini fortuite, frammenti di esperienze impermanenti lasciano la loro traccia nel lavoro dell’artista giapponese Daido Moriyama, tra le figure più interessanti della fotografia nipponica contemporanea. La Fondazione Cassa di Risparmio di Modena gli dedica “Visioni del mondo”, una grande retrospettiva a cura di Filippo Maggia allestita nei rinnovati locali dell’ex ospedale Sant’Agostino. E’ una ricerca quotidiana senza fine quella che spinge Moriyama a realizzare migliaia e migliaia di scatti, per anni, per una vita intera: la mostra ne raccoglie oltre 300, prodotti a partire dagli anni Sessanta, tra cui 30 pensati per l’occasione. Per il fotografo-cacciatore ogni cosa che si offre allo sguardo è degna di essere catturata: immagini tratte da riviste, poster, pubblicità, televisione si mescolano a quelle scattate dal vivo, perché non c’è distinzione tra realtà vissuta e realtà dell’immagine ed anzi è la seconda a rivelare la trama fortuita della prima.
“Eccezione come regola” è il titolo di ispirazione patafisica dello spettacolo di Paolo Rossi. Basta guardare le cose in maniera diversa: la patafisica – “scienza delle soluzioni immaginarie e delle leggi che regolano le eccezioni”, secondo la definizione di Alfred Jarry – ha questo suo metodo rigoroso per spiegare l’assurdità della sorte e la sua infondatezza. Ne sorgono monologhi comici e tragici, corrosivi e surreali, il meglio del ritrovato Paolo Rossi, grande nomade comico, in grado di coniugare teatro classico, intrattenimento circense e dimensione pop (Modena, Piazza Grande, sabato 18, ore 21).
Sei un artista fortunato? E’ la domanda posta via mail dalla Fondazione Fotografia di Modena a una selezione di 100 autori contemporanei; le risposte hanno preso la forma di piccoli testi, schizzi, fotografie. Raccolte nel volume “Are you a lucky artist?” edito da Skira per la cura di Francesca Lazzarini, sono esposte nella omonima mostra alla Biblioteca Civica d’Arte Poletti di Modena. Talvolta sono repliche ironiche, come quelle di Harold Offeh, che per l’occasione ha tentato la fortuna al “gratta e vinci”, o di Simon Cunnigham, che assimila la condizione dell’artista a quella di un gatto nero dalle nove vite. Talvolta sono invece terribilmente serie, come quella di Ai Wei Wei, l’artista cinese che ha riprodotto la propria radiografia cerebrale dopo aver subito un’aggressione da parte della polizia. Tutti stati di ordinaria eccezione, che rinviano allo statuto fragile e ingovernabile della “grazia” artistica.
Di deciso sapore “Fluxus” – una delle correnti artistiche più interessanti degli anni Sessanta, che rivendica il carattere artistico dei gesti più casuali - le proposte della Galleria Civica di Modena. Nella rassegna “Governare il caso” protagonista è l’improvvisazione: videoinstallazioni e performance vocali e musicali si susseguono a ripetizione nelle tre serate del festival, giungendo il sabato a invadere la notte (Modena, Chiostro del Palazzo Santa Margherita). Nelle sale della Galleria Civica, al primo piano del Palazzo, sarà allestito un omaggio a John Cage, il grande sperimentatore della musica novecentesca, eletto a nume tutelare dell’intero progetto: una serie di ritratti fotografici firmati da Roberto Masotti, e due video sulla sua figura, Open Cage, 2007 (realizzato dallo stesso Masotti con Alvin Curran, Gerardo Lamattina e Lino Greco) e Catch 44, prodotto nel 1971 da Nam June Paik. Per l’occasione verrà anche riproposto il documentario realizzato da Marco Guerra sulle due edizioni di Parole sui muri, precoce esempio di festival dedicato alla produzione artistica estemporanea, svoltosi a Fiumalbo nel 1967 e 1968.
Ancora aroma “Fluxus” per la retrospettiva che la Galleria 42 contemporaneo di Modena dedica a Giuseppe Desiato, antesignano della Body Art e dell'arte performativa italiana. Grandi tele, fotografie, video, monumenti inutili realizzati con scatole raccattate, pezzi di bambole rotte, frutta finta da altarino popolare e ritagli da riviste di moda, all'insegna della precarietà e della provocazione intellettuale.
Tutte le risorse del caso anche per AhAh, performance itinerante site-specific che si innesta direttamente nella città di Modena: i partecipanti saranno invitati uno alla volta a fare una ‘passeggiata’ per le vie della città accompagnati da alcuni danzatori con cui condivideranno la chance dell’incontro. Ideazione e cura di Cristina Rizzo per il gruppo di ricerca coreografica “Cani”.
L’improvvisazione è anche uno dei tratti caratteristici della musica Jazz. In occasione del festival, Rossana Casale riunirà il suo storico quintetto per il concerto “Rossana Casale fluke Jazz Quintet”, dove fluke sta per “colpo di fortuna”, con un repertorio di standards che salderà l’energia del gruppo all’originale qualità vocale della cantante (Sassuolo, sabato 18, ore 22,30).
Ancora l’improvvisazione è il filo conduttore del concerto presentato dalla Gioventù Musicale Italiana, “La fortuna di Schumann e Chopin”, dove il pianista classico Carlo Balzaretti eseguirà alcuni brevi brani (rigorosamente estratti a sorte da un carnet definito) e Michele Di Toro, pianista jazz, tenuto all'oscuro del programma, dovrà improvvisare dopo ognuno di essi, in una "sfida" divertente e intellettualmente impegnativa commentata dal musicologo Maurizio Franco (Baluardo della Cittadella di Modena, sabato 18, ore 21).
A metà strada tra improvvisazione e composizione si colloca Jan Bang, avventuriero autentico in cerca di fortuna, salito alla ribalta per aver dato vita a una nuova forma di musicalità dove contrappunto, musica sacra, composizione istantanea, jazz, folk ed elettronica si fondono senza pudori né etichette. Per l’occasione sarà accompagnato da Eivind Aarset, chitarrista fra i più originali e creativi del Nu-Jazz europeo (Carpi, sabato 18, ore 22,30).

La malasorte

“Fortuna” è in realtà termine neutro, potendo essere buona o cattiva, benevola o crudele. E’ sempre la seconda ad ispirare le storie, scritte o cantate che siano. La rassegna “Melò. Il dramma della sorte avversa” ripercorre le tappe del melodramma in una selezione di arie celeberrime: da Mozart (Don Giovanni, Così fan tutte, Le nozze di Figaro), che nonostante la sorte avversa sancisce il diritto alla felicità dei suoi personaggi, all’opera francese di fine ottocento (Carmen di Bizet, Werther di Massenet, Faust di Gounot), dove i personaggi sono in balìa di un fato senza speranza, fino al melodramma dell’800 italiano, dove la malasorte ha un posto fisso e quel che può andar male finisce sempre peggio (Falstaff e Macbetth di Verdi, Andrea Chenier di Giordano, Tosca e Bohème di Puccini). In ciascuna delle sere del festival, nel corso di spettacoli-aperitivo, i perfezionandi dell’Accademia di Mirella Freni confermeranno Modena “città del bel canto”. (Modena, Chiesa dell’artista, venerdì 17, sabato 18 e domenica 19 settembre, alle 19.00).
La replica tragicomica al melodramma è fornita dall’epica del ragioniere più famoso d’Italia, Ugo Fantozzi, creato e interpretato da Paolo Villaggio negli anni Settanta. “Com’è umano lei!, l’esclamazione che punteggia le sue vessazioni quotidiane da parte dei superiori aziendali, dà il titolo alla rassegna cinematografica su questa maschera contemporanea ultra-umana, caparbia e risoluta tanto quanto la nuvoletta nera che immancabilmente lo tampina. (Carpi, sabato 18 settembre). E infine, sarà proprio lui, Paolo Villaggio in persona a raccontare vita e sorte del suo italianissimo e metafisico personaggio (Carpi, domenica 19 settembre).
“Meglio essere sfortunati ma saggi, che fortunati e stolti?”. La domanda, altrettanto metafisica, è sollevata, e comicamente risolta, da Paolo Hendel che per il festival torna a uno dei suoi temi preferiti: l’uomo e le sue fragilità, il suo sconsiderato bisogno d’amore. Da Epicuro al mago Otelma, da Platone a Neruda passando per l’Amedeo Minghi di “Trottolino amoroso”, sempre mescolando riflessioni immortali e storie di quotidiana umanità. Musiche originali di Ranieri Sessa eseguite dal vivo alla chitarra (Modena, domenica 19 settembre, ore 21,00).
Nel cinema di Krzysztof Kieslowski la sofferenza dei personaggi è misurata sul loro scarso potere, sulla loro fragilità: il festival presenta una ricca selezione dell’opera del maestro polacco – morto 14 anni fa – spaziando dai titoli meno noti (Il caso), sino ai capolavori internazionali (Il Decalogo, Tre colori). Quello dei suoi film è un mondo senza certezze, a cui viene sottratto il punto di vista super partes del narratore. Ma è proprio quest’assenza di certezze a rendere l’atto di vivere grande, meraviglioso (Modena, venerdì 17, sabato 18, domenica 19 settembre).
L’amore a senso unico, figura universale della “coscienza infelice”, è personificato da una potentissima divinità indiana dal nome lungo e minaccioso “Amikinont’amanonamikit’ama”. Ideata da Stefano Benni nel racconto “Il destino sull’Isola di San Lorenzo” (da Il bar sotto il mare), di cui farà pubblica lettura, è il Dio degli amori non corrisposti, quello che “si diverte a combinare in infiniti incontri sbagliati tutte le possibili infelicità e le possibili disperazioni” (Carpi, sabato 18 settembre, ore 21,00).
Infermità, accidenti e malanni possono però annunciarsi anche senza ferire, passando tangenzialmente alla vita nella forma dello scampato pericolo. Una devozione secolare ne ha lasciato traccia in tavolette dipinte di “ex voto”, tributi di riconoscenza alla imperscrutabile e, nel caso, generosa provvidenza cristiana. Sassuolo dedica la mostra “PRG. Per grazia ricevuta”, allestita al Palazzo Ducale per la cura di Luca Silingardi, agli ex voto custoditi nella chiesa di San Francesco in Rocca. Per la prima volta esposte al pubblico, 52 tavolette dipinte, datate dal XVI al XIX secolo, sintetizzano in scene semplici ed efficaci lo scampato pericolo e la riconoscenza dei devoti .
“Non c’è suspance, né morale, né cause ed effetti”, citazione dal romanzo “Mattatoio n.5” di Kurt Vonnegut, titola invece la videoinstallazione di Diego Zuelli, proposta dalla galleria modenese Betta Frigieri e ispirata al senso di attesa e di incombenza della catastrofe totale. Un grosso meteorite si avvicina pericolosamente alla Terra e viene colto, da un’ottica siderale, nell’attimo prima del crash, sospeso sopra la distesa luminosa di una metropoli globale.
Le sfumature accidentali o predestinate che governano il vivere quotidiano sono al centro dell’indagine degli artisti Peter Fischli e David Weiss. “The Way Things go” è il titolo della mostra a loro dedicata dalla galleria modenese Metronom e anche di uno dei due film esposti in mostra. La scena, priva di attori e di dialogo, è affidata agli oggetti: bottiglie, copertoni, bicchieri, scatole di cartone, pezzi di legno, candele, si muovono animati da una sorta di effetto domino a metà tra il disastro annunciato e il riuscito esperimento da laboratorio chimico.
Si espongono alle catastrofi, si assumono rischi, si aprono all’avventura del quotidiano: sono i celebri e sfortunati personaggi dei fumetti i protagonisti della mostra di Luigi Leonidi alla Galleria Amphisbaena di Modena “Paper faber fortunae suae”. La scelta iconografica dell’artista ricade, infatti, su soggetti come Paperino, perseguitati dal fallimento e dalla sventura. Tuttavia, mentre nel mondo disneyano i protagonisti agiscono tutelati dalla finzione, qui sono precipitati nella comune condizione umana.
E di questa condizione, come già avvertiva Machiavelli, è arbitra la Fortuna che può rovinare i costrutti dell’uomo come un fiume in piena se non si ergono argini virtuosi a resisterle. Fuor di metafora, il videodocumentario “Argini”, montato da repertori originali, testimonia la costante paura del fiume nella civiltà rurale del territorio carpigiano e la grande valenza – a un tempo materiale e simbolica – dell’opera lunga e collettiva di arginamento, che nel contenere la potenza della natura forgia anche l’ethos di una comunità solidale e cooperativa (Carpi, domenica 19, ore 21,00).

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