Fatta di atomi solitari, senza padri e senza futuro, la generazione dei figli vive di istinti, sensazioni e dubbie “emozioni” nell’eterno presente, un tempo che non esiste poiché nel momento in cui lo si pensa è già passato. Per questo, finisce per non conoscere nemmeno coloro “con cui va a letto” in un atto meccanico da cui sembra espulso l’amore, sostituito dal feeling e dalla semplice attrazione, scarica elettrica intensa ma fuggente, in cui si usa e si è usati. La confessione umanissima e onesta di Chipi Lozano ci racconta, in fondo, quello che sapevamo e non abbiamo voluto trasmettere, tradendo i nostri stessi figli.
Qualcuno scopre da solo la verità, e rigetta le chimere del consumo e rifiuta di finire come il cane di Pavlov, che sbavava non davanti al cibo – ovvero alla realtà- ma al suono del campanello che lo annunciava. Vivere alla giornata, cogliere l’attimo, bere la vita fino all’ultima goccia affascina, ma alla fine ogni cosa ha il valore che noi vogliamo dargli e si ama soltanto ciò che si conosce davvero, di cui si è fatta esperienza. Il Piccolo Principe di Saint Exupéry, che sapeva di amore e cultura, disse così: gli uomini del tuo pianeta coltivano mille rose nello stesso giardino, ma non sanno quello che cercano. E’ il tempo che hai passato con la tua rosa che l’ha resa unica.
estratto da https://www.ariannaeditrice.it/articoli/non-lo-conosco-ci-sono-solo-andata-a-letto
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