La produzione culturale occidentale ricolorata
Si sta avverando la previsione dell’intramontabile romanzo distopico 1984 di George Orwell, dove il ministero della Verità riscriveva incessantemente il passato e anche il presente. Compito reso facile con l’uso della megamacchina robotica delocalizzata che si espande vertiginosamente da quando sono stati creati i sistemi Windows e i miniprogrammi sui cellulari usati per ogni aspetto della vita umana, individuale e sociale. Adesso tocca a un romanzo immortale, fra i più famosi del mondo: Anna Karenina di Lev Tolstoj. Nella versione teatrale inglese del maggio 2015, la protagonista ha un altro colore di pelle. Abbiamo di nuovo un’operazione revisionista in chiave buonista inclusiva neomaccartista multiculturale.
Il metodo è quello di strappare l’opera letteraria dal contesto storico in cui è nata e riportarne la sola griglia narrativa al presente. Decontestualizzare significa cambiare le regole in corsa che è un atto sempre scorretto e con il quale si creano nuovi capi di accusa e nuove forme di esclusione. La traslazione dei tempi e dei modi di una struttura narrativa del passato è sempre stata una operazione azzardata. Ne abbiamo gli esempi con le sceneggiature modernizzate e le “riscritture” di opere antiche effettuate da Carmelo Bene, Luca Ronconi e altri nelle reinterpretazioni di alcune opere liriche la cui trasposizione moderna non hanno suscitato i gradimenti attesi. Hanno effetti imprevedibili le “riletture” in chiave contemporanea di opere filosofiche, operazione che intende far dire a quell’opera affermazioni totalmente diverse. Vittime sono spesso le opere dei filosofi antichi, il superbersagliato Hegel, poi Marx e molti altri. Una ben nota casa produttrice di serie tivù ha attribuito azioni e scelte sessuali – non provate documentalmente – a geni dell’umanità come Leonardo da Vinci.
Inoltre, le ridefinizioni contenutistiche e temporali fanno diventare immediatamente criminali gli autori delle opere rimaneggiate. Dante è uno sporco islamofobo perché ha gettato all’inferno Maometto, Shakespeare sessuofobo, una autrice inglese accusata di aver fatto servire alla sua protagonista una tazza di the da parte di un servitore africano, prossimo bersaglio, La capanna dello zio Tom; già colpita duramente la produzione Disney, specialmente, la bella addormentata che il principe bacia senza avere il suo preventivo consento e quindi politicamente scorrettissimo!!!
Il rifacimento dei contesti e, purtroppo, dei contenuti, è stata fino a poco tempo fa una operazione limitatamente testuale. Adesso, lo stravolgimento fa uso massiccio del teatro, della rete e del cinema a sua volta diffuso nel sistema rete. Hanno iniziato le case produttrici più famose ma sono state sorpassate dalle catene di tivù a pagamento che non solo hanno decontestualizzato il testo, ma hanno arbitrariamente modificato il loro significato e, novità, spezzettato lo sviluppo narrativo modificandone l’originario flusso e la tensione narrativa!
Non dimentichiamo che, accanto al pensiero testuale e filmico politicamente corretti, si evolve anche l’azione distruttrice contro le statue di personaggi storici situati all’aperto e che sembra essere l’imitazione della distruzione talebana delle due statue dei Buddha di Bamiyan nel marzo 2001, la distruzione del patrimonio archeologico del Museo di Baghdad, 2006; Moschea d’oro in Iraq, 2008; tombe e santuari sufi in Somalia, 2012; Moschea di Sidi Yahya a Timbuctù, 2014; Tomba del profeta Giona a Mosul, 2014; Chiesa memoriale del genocidio armeno in Siria, 2015; sito archeologico di Nimrud, Iraq. Ma quelli erano opera di miserabili talebani scorretti e da sterminare. La stessa azione demolitrice da parte dei movimenti woke è ben altro affare: è giusto e politicamente corretto. Le furie iconoclaste, stupide e feroci, non sono una novità storica. Resta il problema di sopravvivere, degnamente interi, alla loro estinzione…
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