Dopo il lungo letargo, l'orso Ernest si risveglia più affamato che mai. In cerca di soldi per comprare da mangiare, la topina Célestine invita l'amico a riprendere a suonare il violino per strada, ma inavvertitamente rompe lo strumento. Il solo modo per ripararlo è allora recarsi nella terra natia di Ernest, la Charabie, dove ancora vive il liutaio che l'ha fabbricato. Ernest e Célestine arrivano così in Charabie, dove però scoprono che una legge proibisce la musica e qualsiasi forma di svago. A far rispettare le regole ci pensa soprattutto il rigidissimo giudice, papà dello stesso Ernest, il quale cerca in tutti i modi di portare il figlio della sua parte. Ma chi è, invece, il misterioso eroe mascherano che sfida l'editto e spinge la popolazione a liberarsi dal gioco del potere?
Tornano le avventure della coppia più dolce dell'animazione francese, nata dalla fantasia e dalla manualità leggiadra di Gabrielle Vincent e portata al cinema già dieci anni fa. Dopo una serie realizzata dagli stessi produttori, ora un secondo film che conferma e ribadisce gli elementi della piccola saga.
La storia dell'incontro e dell'amicizia fra la topina e l'orso, lei
orfana con il sogno di fare la pittrice, lui artista e musicista di
strada, ha da sempre un chiaro sottotesto politico. Nell'opera di
Gabrielle Vincent (ai tempi del primo Ernest e Celestine adattata da Daniel Pennac),
l'animazione è il regno dell'ideale, del sogno di un mondo solidale
capace di opporsi alla ferocia del potere. Il tratto acquerellato e
aperto dell'autrice - la cui resa sullo schermo è perfetta, sognante e
lieve come quella su carta - rende le vicende infantili ma non per
questo meno forti e chiare. L'atmosfera da film per bambini è
semplicemente un modo per introdurre passaggi forti e amari, che in
questo secondo capitolo acquisiscono un ruolo ancora più centrale.
Il contrasto più evidente di questa Avventura delle 7 note è fra
l'idillio paesaggistico della Charabie e lo stato di polizia che i due
protagonisti incontrano. Tra montagne, funivie, paesi arroccati
(elementi che avvicinano il mondo della Vincent a quello di Miyazaki) emerge come una violenza scioccante il grigiore di una città senza musica, rigidamente controllata da un potere dittatoriale.
La
musica è colore, vita, movimento - animazione, dunque - e la sua
negazione porta a una società ottusa, inerme. Il ritorno alle radici di
Ernest e l'irruzione a Charabie della straniera Celestine diventano così
eventi rivoluzionari, rotture che ribadiscono l'importanza dei diritti
degli individui (siano essi persone o animali...): la libertà
d'espressione, la libertà creativa, il diritto alla felicità e al
piacere.
Che poi in Ernest e Celestine - L'avventura delle 7 note il
conflitto si risolva con un classico dramma familiare è semplicemente un
modo per ricondurre il racconto a convenzioni narrative note. Dove i
registi Julien Chheng e Jean-Christophe Roger danno il meglio è nella
cura dei dettagli, ad esempio nei tanti momenti giocati sui temi della
machera e del travestimento.
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