mercoledì 24 ottobre 2012

Rassegna Zurlini


Moriva il 26 ottobre 1982 Valerio Zurlini e la Cineteca di Bologna (città dove il regista era nato nel 1926) lo ricorda con una retrospettiva al Cinema Lumière (via Azzo Gardino, 65) e con le testimonianze di Mario Dondero, fotografo di scena sul set del film Le soldatesse, e del figlio Francesco Zurlini.

A trent’anni dalla sua scomparsa, cinque suoi film e un documentario a lui dedicato, per ricordare Valerio Zurlini e il suo mondo poetico, profondamente personale quanto sensibile ai cambiamenti e alle trasformazioni del nostro Paese.
Si inizia lunedì 22 ottobre, alle ore 18, con Estate violenta, diretto nel 1959 e interpretato da Jean-Louis Trintignant ed Eleonora Rossi Drago.

Mercoledì 24 ottobre, alle ore 17.45, sarà Mario Dondero a presentare Le soldatesse, le cui immagini dal set del 1965 sono parallelamente in mostra alla Cineteca di Bologna (nella sede di via Riva di Reno, 72) fino al 31 ottobre, ultimo giorno di apertura della mostra Mario Dondero e la comunità del cinema, i cui scatti ci hanno accompagnato in questi mesi.

La parola passerà invece al figlio del regista, Francesco Zurlini, che interverrà al Cinema Lumière venerdì 26 ottobre, alle ore 20.30, assieme ad Adolfo Conti, autore del documentario Gli anni delle immagini perdute (presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia per la retrospettiva Venezia Classici), ispirato al diario omonimo che Zurlini fece pubblicare poco prima di morire.
E dopo la proiezione del documentario Gli anni delle immagini perdute, è in programma, sempre venerdì 26 ottobre, ma alle ore 22.30 (e in replica il giorno successivo, sabato 27 ottobre, alle ore 18), il restauro – realizzato dalla Cineteca di Bologna – del film La ragazza con la valigia, diretto nel 1961 e interpretato da un’indimenticabile Claudia Cardinale.

Nel 1975, La prima notte di quiete vede invece protagonista Alain Delon (domenica 28 ottobre, ore 18), mentre sarà Cronaca familiare, Leone d’Oro a Venezia nel 1962, a chiudere la retrospettiva mercoledì 31 ottobre, alle ore 17.30.


Paesaggi dell’anima. Il cinema di Valerio Zurlini

Lunedì 22 ottobre, ore 18, Cinema Lumière
ESTATE VIOLENTA (Italia-Francia/1959) di Valerio Zurlini (104’)
La lunga estate del 1943, il governo fascista prossimo alla fine, la violenza nell’aria; la borghesia italiana sfodera il suo scomposto campionario di ipocrisie e volgarità. Ma come sempre, c’è chi brucia soprattutto per la violenza del proprio desiderio: uno studente in vacanza, una giovane vedova di guerra, sulla spiaggia di Riccione. La timidezza sensuale di Trintignant, gli occhi stanchi e i fianchi rotondi di Eleonora Rossi Drago diventano per Zurlini il punctum di questo suo personale Diavolo in corpo. Nonostante l’ambientazione storica, è un melodramma che parla a un’Italia psicologicamente moderna.


Mercoledì 24 ottobre, ore 17.45, Cinema Lumière
LE SOLDATESSE (Italia/1965) di Valerio Zurlini (120’)
Gli anni sono quelli dell’occupazione italiana in Grecia, le soldatesse del titolo sono ragazze reclutate per risollevare il morale delle truppe, la loro destinazione i bordelli che le attendono al termine d’un viaggio su un camion scassato. Non è un film di guerra e non è una commedia (come, negli stessi tempi e luoghi, sarà il Mediterraneo di Salvatores), è un film sentimentale nella cornice di una non scontata rievocazione storica: Zurlini, tentato da un’estetica nouvelle vague in contesto ‘neorealista’, esplora come paesaggi i visi delle protagoniste, Anna Karina, Marie Laforet, Lea Massari, Valeria Moriconi. Dal romanzo autobiografico di Ugo Pirro.
Introduce Mario Dondero, fotografo di scena del film, in occasione della settimana di chiusura della mostra Mario Dondero e la comunità del cinema.


Venerdì 26 ottobre, ore 20.30, Cinema Lumière
GLI ANNI DELLE IMMAGINI PERDUTE (Italia/2012) di Adolfo Conti (87’)
Zurlini sapeva di essere malato e aveva dedicato gli ultimi mesi di vita alla scrittura del proprio testamento spirituale, che uscirà postumo con il titolo Gli anni delle immagini perdute. Un bilancio esistenziale spietato, il racconto di un mondo che cambia in modo irreversibile, un appello struggente in difesa del cinema d’autore. Il regista ripercorre gli episodi più importanti della propria vita, indica le ragioni del suo cinema, ricorda gli artisti che l’hanno formato. Soprattutto: denuncia le “immagini perdute”, i tanti film che egli scrisse e preparò senza riuscire a portarli a compimento. Il documentario torna nei luoghi in cui il regista amava ritirarsi, raccoglie le testimonianze di amici e collaboratori, ripropone il repertorio di interviste e conversazioni del regista, nel tentativo di capire le cause di questo forzato e fatale ‘silenzio’ produttivo.
Introducono Francesco Zurlini e Adolfo Conti


Venerdì 26 ottobre, ore 22.30 (replica sabato 27 ottobre, ore 18), Cinema Lumière
LA RAGAZZA CON LA VALIGIA (Italia-Francia/1961) di Valerio Zurlini (113’)
Anni Sessanta, Italia di provincia ruffiana e borghese, paesaggio estivo che scende verso l’Adriatico, figure di perfetto nitore sentimentale. “L’impossibile amore tra un adolescente (Jacques Perrin) e una ragazza perduta (Claudia Cardinale): situazioni, suoni, musiche delle vacanze nell’Italia del miracolo economico sono i rivelatori della violenza e della crudeltà tanto del  mondo in cui la giovane donna è destinata ad andare alla deriva, quanto delle ferree leggi della classe cui il ragazzo appartiene” (Antonio Costa). Zurlini trova qui la misura aurea della propria poetica, e Claudia che scende dalla scala avvolta nell’accappatoio, sulle note di Celeste Aida, è semplicemente indimenticabile.
Copia restaurata da Cineteca di Bologna


Domenica 28 ottobre, ore 18, Cinema Lumière
LA PRIMA NOTTE DI QUIETE (Italia-Francia/1972) di Valerio Zurlini (1972)
Un bel professore tenebroso che troppo ha vissuto e sofferto, una studentessa dal profilo puro e dalle notti torbide, mentre intorno tutto è Rimini e pioggia. A dispetto della sua traboccante letteratura (dove D’Annunzio batte Dostoevskij, come annotava Moravia), dell’ésprit decadente, dei contorni da fotoromanzo seventies della sua eroina, questo è uno dei film più belli di Zurlini: l’atmosfera ti intride fino alle ossa, la sceneggiatura di Enrico Medioli trova una sua via moderna al mélo romantico, certi passaggi di Lea Massari sono grande recitazione (coté antonioniano), e in quel 1972 il cappotto di cammello di Alain Delon rivaleggiò, come richiamo sessuale, con quello di Marlon in Ultimo tango.


Mercoledì 31 ottobre, ore 17.30, Cinema Lumière
CRONACA FAMILIARE (Italia/1962) di Valerio Zurlini (115’)
Il più celebrato film di Valerio Zurlini, vincitore del Leone d’Oro a Venezia, è forse tra i suoi quello che il tempo ha più acciaccato. Dal romanzo di Vasco Pratolini, la storia di due fratelli si dipana nei ricordi struggenti dell’uno all’indomani della morte dell’altro. Ci sono un bellissimo Mastroianni che commuove senza retorica (l’altro fratello, Jacques Perrin, è da subito agnello sacrificale), e una Firenze che Peppino Rotunno tinge di strani colori marcescenti. Austeramente escluso ogni alleggerimento e ogni ironia, è un bel film sopraffatto dalla sua indefettibile mestizia.



Ufficio stampa Cineteca di Bologna

1 commento:

  1. Sala Espositiva della Cineteca (via Riva di Reno 72)
    dal 19 giugno al 31 ottobre
    ULTIMI GIORNI!!
    da lunedì a venerdì, ore 9-13 e 14-18
    Ingresso libero

    140 scatti di donne e uomini di cinema. La Cineteca di Bologna torna alla fonte infinita di Mario Dondero, delle sue avventure infaticabili, del suo sguardo testimone di vita. Un rapporto intenso, quello con l’Archivio fotografico della Cineteca di Bologna, che trova ora compimento in una mostra che restituisce a Mario Dondero la sua centralità come fotografo di cinema: scatti sul set, scatti rubati fuori dal set, scatti di gente di cinema. Un grande omaggio che corre parallelo a quello di Palazzo Ducale a Genova: Mario Dondero. Dalla parte dell’uomo, allestita dal 16 giugno al 19 agosto.

    Figura tra le più originali ed eclettiche del fotogiornalismo con­temporaneo, Mario Dondero, di origini genovesi, è un vero poeta del reportage. Da molti anni racconta la complessità della condi­zione umana: ritrae scrittori, artisti e intellettuali, immortala con orgoglio uomini e donne in terre di guerra o animati dall'impegno civile. E tra le sue fotografie non mancano momenti e testimo­nianze riferiti al mondo del cinema.

    Dai suoi cassetti emergono ritratti di attori e cineasti, momenti di pausa sui set, interpretazioni personali della 'foto di scena'. Dondero si trova sui set cinematografici soprattutto perché amico di registi e sceneggiatori, spinto da affetto e curiosità intellettua­le; solo in pochi casi i suoi scatti sono frutto di brevi incursioni per conto di giornali. "Vedere nascere un film è come seguire la vita di una comunità provvisoria. C'è l'impegno che anima queste persone, c'è la paura di fallire, c'è molta passione".


    Nelle sue fotografie non si manifesta la velocità superficiale di chi vuole cogliere l'attimo fuggente, ma la voglia di una rappresenta­zione più profonda. Mario Dondero si pone all'ascolto delle storie dei personaggi che vuole ritrarre, solo dopo ferma il soggetto at­traverso l'obiettivo. Il suo celebre ritratto di Jean Seberg, come quelli di Agnès Varda o di Pier Paolo di Pasolini, oppure Gassman sulla scena alle prese con Amleto, Giuseppe Bertolucci assorto al montaggio, Anouk Aimée in un momento di quotidianità, Visconti nel camerino della Callas - non sono semplici atti contemplativi, ma la ricerca di una comunanza di sentimenti e di idee.


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