Conferenza di Adilson Mendes
Sala Auditorium – Laboratori delle Arti UniBo, ore 10.30
Gran difensore del cinema brasiliano, considerato uno dei principali intellettuali del paese, primo storico ad aver lavorato sull’opera di Jean Vigo, Paulo Emilio Sales Gomes è un personaggio poliedrico: al contempo sceneggiatore, scrittore, critico cinematografico, saggista, storico e conservatore della prima cineteca del Brasile, la Cinemateca Brasileira di São Paulo, che fonda nel 1956 e che dirige fino alla morte. Come Henri Langlois in Francia, si batte incessantemente per la conservazione e la diffusione dei film. Il suo lavoro alla testa della Cinemateca e sul fr onte della critica segnerà a lungo l’ambiente cinematografico brasiliano. Sales Gomes dà in particolare un contributo decisivo alla nascita del Cinema Novo. Di questa personalità decisiva nella storia del cinema brasiliano e nella storia delle cineteche parlerà Adilson Mendes (Cinemateca Brasileira).
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The Idea of Preserving Cinema: Paulo Emilio Sales Gomes and the Cinemateca Brasileira
Conference with Adilson Mendes
Sala Auditorium – Laboratori delle Arti UniBo, at 10:30am
A great champion of Brazilian cinema, considered one of his country’s most important intellectuals and the first historian to have worked on Jean Vigo’s oeuvre, Paulo Emilio Sales Gomes was a multi-faceted figure: screenwriter, writer, film critic, essayist, historian and preservationist of the first film archive in Brazil, the Cinemateca Brasileira in São Paulo, which he founded in 1956 and ran until his death. Like Henri Langlois in France, he battled incessantly for the preservation and circulation of cinema. His work as head of the Cinemateca and as a critic would leave a lasting mark on the Brazilian film landscape. In particular, Sales Gomes made a fundamental contribution to the creation of Cinema Novo. Adilson Mendes (Cinemateca Brasileira) will give a talk about this important figure in the history of Brazilian Cinema and the history of film archives.
Documentari: Marlon e Peter
Cinema Arlecchino, ore 11, e Sala Auditorium, ore 17.45 Due ritratti d’artista tra gli appuntamenti della fitta giornata che chiude Il Cinema Ritrovato. Listen to me Marlon è una sorta di autoritratto postumo, operazione audace, rivelatrice e affascinante, perfetta per concludere la rassegna dedicata a colui che tanti considerano il più grande attore cinematografico del Novecento. Il film di Stevan Riley parte da una formidabile documentazione inedita, centinaia di ore di materiale audio privato registrato da Marlon Brando (scomparso nel 2004) nel corso di cinque decenni, e le compone nella forma di una confessione personale, d’una rievocazione del clima della cultura americana tra New York e Hollywood , di un’autoanalisi insieme compiaciuta e spietata: mentre sullo schermo scorrono immagini di Marlon fuori e dentro i film, backstage, fotografie di scena, home movies e scene culto che nessuno ha dimenticato. Un altro artista molto caro al nostro cuore è al centro di Peter von Bagh, il documentario-ritratto che Tapio Piirainen ha dedicato alle tante carriere di Peter, cineasta, critico e storico del cinema, ideatore di programmi radiofonici, direttore di riviste, della Cineteca di Helsinki, del ‘suo’ Midnight Film Festival e del Cinema Ritrovato di Bologna: un viaggio intimo, serio e umoristico intorno a questo fantastico pianeta d’uomo che è stato Peter von Bagh, in scena fino all’ultimo, tra riflessioni filosofiche nella serenità della natura della casa estiva e il pulsare frenetico, luminoso, della magia del cinema nei festival internazionali. Introducono Anna von Bagh, Tapio Piirainen e la produttrice Liselott Forsman. >> Maggiori informazioni Documentaries: Marlon and Peter Cinema Arlecchino, at 11am, and Sala Auditorium, at 5:45pm Two portraits of artists are included in saturday’s packed programme, which draws the curtains on this year’s Il Cinema Ritrovato festival. Listen to Me Marlon is a kind of posthumous self-portrait, an audacious undertaking, both revealing and fascinating, and perfect for closing the section dedicated to the man considered by many to be the greatest screen actor of the 20th century. Director Stevan Riley constructed his film on the base of a huge amount of previously unpublished audio recordings, hundreds o f hours of material privately recorded by Marlon Brando (who passed away in 2004) over the course of five decades. Riley edited them into a kind of personal confession, a remembrance of the American cultural climate in New York and Hollywood, a self-analysis which can be equally smug and ruthless, while on the screen we watch images of Marlon both inside and outside the world of cinema, backstage clips, film stills, home movies and unforgettable cult scenes. Another artist very dear to our hearts is the focus of Peter von Bagh, the documentary-portrait that director Tapio Piirainen dedicated to the many careers of Peter: film-maker, film critic and historian, creator of radio programmes, director of magazines, the Helsinki Film Archive, ‘his’ Midnight Film Festival a nd Il Cinema Ritrovato in Bologna. It is an intimate voyage, at times both serious and humorous, around the amazing planet of a man that was Peter von Bagh, which traverses from philosophical deliberations in the serene beauty of nature around his summer home to the hectic, dazzling, delirious magic of cinema at international festivals. Introduced by Anna von Bagh, Tapio Piirainen and producer Liselott Forsman. |
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Quando i migranti erano gli italiani: Déjà s’envole la fleur maigre
Cinema Arlecchino, ore 14.15 Imperdibile appuntamento di oggi il film di Paul Meyer Déjà s’envole la fleur maigre, che il restauro della Cinémathèque Royale de Belgique finalmente ricolloca al posto che gli appartiene: quello di miglior film mai realizzato sulla crudeltà dell’immigrazione, l’eterna bugia dell’integrazione sociale, il dolore dello sradicamento e la vergogna dello sfruttamento. La scena è il Belgio degli anni Cinquanta, dove i minatori italiani arrivano in massa per lavorare, vivere e morire nelle miniere di carbone, e il punto di vista attraverso cui filtra lo scandalo della Storia è qu ello di un gruppo di ragazzini e ragazzine, figli di italiani. “Paul Meyer sarebbe diventato il miglior regista belga della sua generazione, se il sistema gli avesse concesso di continuare a fare film” (Nicola Mazzanti): questo restauro è un modo per rendere giustizia a un grande autore dimenticato, e per ricordare un’epoca non lontana in cui i migranti eravamo noi. >> Maggiori informazioni When the Immigrants were Italian: Déjà s’envole la fleur maigre Cinema Arlecchino, at 2:15pm Today, one appointment not to be missed is Paul Meyer’s Déjà s’envole la fleur maigre. Thanks to this restoration from the Cinémathèque Royale de Belgique, it finally takes its rightful place in film history: that of best film ever made on the cruelty of immigration, the timeless lie of 'social integration', the pains of displacement and the shameless depths of human exploitation. The setting, Belgium in the 1950s, where Italian miners arrive in droves to work, live and die in the coal mines. The point of view through which the scandal of History is filtered, is that of a group of young boys and girls, the children of the Italian immigrants. “Paul Meyer would have become the greatest Belgian film-maker of his generation, had the system allowed him to keep producing films” (Nicola Mazzanti): this restoration is one way to do justice to a great forgotten author, and to look back on a not too distant time when the Italians were immigrants. |
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Ritrovati e Restaurati: 1789
Sala Scorsese, ore 14.30 Selezionato fuori concorso al Festival di Cannes del 1974, 1789 è la versione cinematografica del leggendario spettacolo del Théâtre du Soleil diretta, per lo schermo come per la scena, da Ariane Mnouchkine. Non si tratta in alcun modo di teatro filmato: il film offre una visione della Rivoluzione francese in cui lo spettatore è immerso nella vita del popolo e nei conflitti di classe. Al contempo, riprende il teatro nel suo farsi. “Il film lascia intravedere le quinte e rafforza senza alcun compiacimento gli intenti didattici dell’originale. L’approccio documentario dell’opera si applica quindi tanto al teatro quanto a una spiegazione della Storia presentata tramite uno spettacolo” (Daniel Sauvaget). Film culto degli anni Settanta, viene oggi riproposto nel restauro del 2015 eseguito da Bel Air film presso il laboratorio Éclair. >> Maggiori informazioni Recovered and Restored: 1789 Sala Scorsese, at 2:30pm Selected out of competition at the 1974 Cannes Festival, 1789 is the cinematographic version of the legendary show by Théâtre du Soleil, directed for the screen by Ariane Mnouchkine, who also directed the live show. It is in no way simply a filmed performance: the film offers a vision of the French Revolution in which the spectator is immersed in the life of the people and the class conflict. At the same time, it also depicts the making of the show itself. “The film allows us to glimpse backstage and strengthens the didactic intent of the original without a hint of smugness. The documentary approach is thus applied equally to its use of the theatre and to the explanation of History by means of a staged show” (Daniel Sauvaget). A cult film from the Seventies, it is today proposed in the 2015 restoration carried out by Bel Air Media at the Éclair Laboratory. |
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Ritrovati e Restaurati: Beat the Devil e il primo Rivette Sala Auditorium, ore 15.30 e Cinema Arlecchino, ore 16 Beat the Devil è tra i film maledetti ed euforici di John Huston, uno di quelli girati ‘per loro’ (secondo la sua regola aurea: uno per me, uno per loro, dove loro è il sistema hollywoodiano), e che tuttavia si è guadagnato uno statuto di cult grazie alla sua stessa stravaganza, alla mancanza di controllo che diventa stile, alla leggenda che accompagnò la sua tortuosa realizzazione. Ambientato on location nello splendore di Ravello, scritto da Truman Capote ovviamente presente anche nella lunga alcolica vacanza che furono le riprese, il film sfoggia il più cinico (e autoparodico) Humphrey Bogart, una Lollo assurda moglie americana, una Jennifer Jones non meno assurdamente bionda, il vero Peter Lorre e Robert Morley che fa il verso al Sidney Greenstreet dei noir bogartiani… E il MacGuffin è un terreno africano ricco d’uranio su cui tutti vogliono mettere le mani. Il significato del titolo originale si riferisce al detto “per battere il diavolo, devi giocare al suo stesso gioco”. Per finire, la leggerezza aurorale, i divertissement, i primi labirinti intellettuali e amorosi di Jacques Rivette: dimenticati dai tempi della loro realizzazione, i tre primi cortometraggi (1949-1952) del regista scomparso lo scorso gennaio sono stati ritrovati nel suo appartamento e appena restaurati. Da non perdere, perché un po’ bisogna credere a quel che diceva Godard, che quel che c’è da capire di un regista sta tutto nei primi venti minuti che ha girato. Introduce Véronique Manniez-Rivette. Recovered and Restored: Beat the Devil and Rivette’s first short films Sala Auditorium, at 3:30pm, and Cinema Arlecchino, at 4pm Beat the Devil is one of those cursed, exuberant John Huston films, one of those shot 'for them' (according to his golden rule: one for me, one for them, where the 'them' in question is the Hollywood system), and yet it has gained cult status thanks to its very extravagance, to a lack of control that becomes a style in itself and to the legend that has grown concerning its torturous production. Shot on location in the beautiful town of Ravello and written by Truman Capote, who was obviously present during the lengthy drunken holiday that was the shoot, the film boasts Humphrey Bogart at his most cynical (and self-parodying), Gina Lollobrigida as an absurd American wife, as just as absurdly blonde Jennifer Jones, the real Peter Lorre and Robert Morley pretending to be the Sidney Greenstreet of an actual Bogart noir… And the MacGuffin? The uranium-rich African soil that everyone wants to get their hands on. The meaning of the title refers to the old adage, “To beat the devil, play him at his own game”. Finally, the initial glimpses of lightness and amusement, the original intellectual mazes and lovers of the cinema of Jacques Rivette: forgotten about since they were made, the first three short films (1949-1952) by the director, discovered in his apartment following his death last January, have just been restored. Not to be missed, because one should heed the words of Godard when he tells us that all we need to understand a director is right there in his first twenty minutes of footage. Introduced by Véronique Manniez-Rivette. |
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L'idea stessa di libertà: Le Trou di Jacques Becker Cinema Jolly, ore 18 Il nostro omaggio a Jacques Becker si conclude con il suo ultimo capolavoro, Le Trou, quello con cui – per dirla con le parole di Serge Daney che hanno ispirato il titolo della nostra rassegna – è riuscito a filmare “l’idea stessa di libertà”. L'ambientazione, minuziosamente ricostruita, è quella di un carcere da cui cinque uomini tentano la fuga scavando un buco all'interno della loro cella. Becker s’ispira, attraverso il romanzo di José Giovanni, alla storia di Roland-Jean Keraudy (che nel film recita il ruolo di se stesso) e realizza, per citare un altro grande regista francese, Jean-Pierre Melville, “un film immenso, dove tutti gli aspetti essenziali dell’uomo dovevano essere trattati: la dignità, il coraggio, la fraternità, l’intelligenza, la nobiltà, il rispetto e la vergogna”. È l'ultimo grande lascito (Becker morì subito dopo il montaggio) di un autore in anticipo rispetto alla propria epoca, più vicino ai giovani cinéphile che si preparavano a sconvolgere le tradizioni che alla sua generazione. >> Maggiori informazioni The Very Idea of Freedom: Le Trou by Jacques Becker Cinema Jolly, at 6pm Our tribute to Jacques Becker ends with his final masterpiece, Le Trou, in which he – to use the words of Serge Daney that lent themselves to the title of our section – managed to film “the very idea of freedom”. The setting, meticulously reconstructed, is that of a prison from which five men attempt to escape by digging a hole inside their cell. Becker was inspired, after reading the José Giovanni novel, by the story of Roland-Jean Keraudy (who plays himself in the film) to make, to quote another great French director, Jean-Pierre Melville, “an immense film in which all the essential aspects of the human condition would be addressed: dignity, courage, brotherhood, intelligence, nobility, respect and shame”. It is the last great legacy (Becker died soon after editing finished) of an author who was ahead of his time, much closer to the young cinéphiles who were preparing to shake tradition to its core than to his own generation. |
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Ultimi film in rassegna La giornata conclusiva del festival propone gli ultimi atti di molte delle rassegne in programma: a partire da due film girati da Edward L. Cahn per la Universal di Laemmle Junior: il gangster movie Afraid to Talk e soprattutto lo straordinario dramma Laughter in Hell ripescato dall'oblio solo nel 2013. Viaggeremo nello spazio con le ultime immagini dalla Russia del Disgelo (Cetvero, Poedinok e Ognennye Versty), dal variopinto Giappone della metà dei Cinquanta (Natsulo no boken e Midori haruka ni) e dall'Argentina con il sorprendente El secuestrador, un'opera talmente libera e spregiudicata da dialogare con molto cinema indipendente coevo. Le lancette della macchina del tempo ci porteranno ancora una volta indietro di un secolo con l'ultima séance dei Krazy Serial dedicata alle immagini della Grande guerra, l'opera giovanile di Borzage Life's Harmony, la strepitosa commedia drammatica The Social Secretary di John Emerson scritto da Anita Loos per la diva Norma Talmadge, e uno scoppiettante programma di commiato tutto da ridere (non perdetevi il delizioso e malizioso Meridiana del convento!). E infine, ancora più à rebour con ben tre programmi dedicati all'anno uno del cinema, il 1896: le 'attualità' e le vedute degli operatori Lumière e gli Star Film di Méliès, tutto ciò che rimane degli oltre ottanta film girati dal mago del cinema delle origini nel suo primo anno di attività. The Final Films of Sections The last day of the festival proposes the final acts of many of our programme sections, beginning with two films directed by Edward L. Cahn for Carl Laemmle Jr’s Universal Stu dios: the gangster film Afraid to Talk and above all the extraordinary drama Laughter in Hell, which was only pulled from oblivion in 2013. We will travel in space with the final images from the Russia of the Thaw (Cetvero, Poedinok and Ognennye Versty), from the colourful Japan of the mid-Fifties (Natsulo no boken and Midori haruka ni) and from Argentina with the surprising El secuestrador, a free work that dares to dialogue with much of its contemporary independent cinema. The levers of the time machine bring us once more back a century with the last séance of Krazy Serial, dedicated to images from the Great War; the youthful work by Borzage Life's Harmony, John Emerson’s sensational comedy drama The Social Secretary, written by Anita Loos for diva Norma Talmadge, and a roaring farewell programme full of laughs (don’t miss the delightful and mischievous Meridiana del convento!). Then w e travel even further back, with three programmes dedicated to the year zero of cinema, 1896: actuality films and vues of Lumière cameramen and Méliès’ Star Film productions, which represent all of what remains of the more than 80 films shot by the magician of early cinema during his first year of activity. |
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Fat City di John Huston in Piazza Maggiore Piazza Maggiore, ore 21.45 Ultima notte di festival sotto le stelle del cinema più bello del mondo, Piazza Maggiore. Per l'occasione, uno dei più grandi film a colori degli anni Settanta, Fat City di John Huston, nella versione restaurata in 4K da Sony Pictures Entertainment. “Perché Fat City fa convergere, a tutte le latitudini, intorno a Huston l’unanimità dei critici?” si chiedeva Morando Morandini. Sarà per quel crudo realismo che lo fa quasi sembrare un documentario girato in presa diretta negli angoli più squallidi e cupi di Stockton City, California. Sarà perché racconta una storia drammatica senza eccessi drammatici ma con sobrietà e lirismo. Sarà perché non si tratta semplicemente di un film sul pugilato di bassa categoria, quello dei losers e degli incontri truccati (che Huston stesso aveva frequentato negli anni dell'università), ma di una potente metafora della vita che ribalta al negativo il sogno americano (Fat City in slang significa 'paradiso in terra', ed è dunque usato con ironia). >> Maggiori informazioni Fat City by John Huston in Piazza Maggiore Piazza Maggiore, at 9:45pm The last night of the festival under the stars in Piazza Maggiore, the most extraordinary cinema in the world. To celebrate the occasion, one of the greatest colour films of the Seventies, John Huston’s Fat City, in the 4K restoration by Sony Pictures Entertainment. “Why does Fat City unite Huston’s critics, whatever latitude they hail from?” wondered Morando Morandini. Is it the gritty realism that makes it seem almost like a documentary shot in the darkest, most squalid corners of Stockton City, California? Is it because it tells a dramatic story without dramatic excess, but simply and poetically? Is it because it is not simply a film about third-rate boxers, losers and rigged matches (which Huston knew all about from his university years), but a strong metaphor for life that turns the American Dream inside out and upside down (the title Fat City is ironic, it is slang for 'paradise on earth')? |
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Gran Finale con festa per i 30 anni del Cinema Ritrovato Piazzetta Pier Paolo Pasolini, ore 22.15 Una festa che conclude otto giorni di festa del cinema. E come ogni Gran Finale che si rispetti, ci saranno i fuochi d'artificio! Piazzetta Pasolini ancora una volta sarà illuminata dalla magica luce del proiettore a carbone. Per celebrare i trent’anni del Cinema Ritrovato vi proponiamo un programma molto speciale composto da una selezione di film coloratissimi e straordinari risalenti agli anni migliori della storia del cinema. Venite ad ammirare la forte Rosalie, danze e drammi, elefanti e magia e la féerie di Gaston Velle La Poule aux oeufs d’or (uno dei primi restauri della Cineteca di Bologna). Viva il Cinema (Ritrovato)! >> Maggiori informazioni Gran Finale to celebrate 30 years of Il Cinema Ritrovato Piazzetta Pier Paolo Pasolini, at 10:15pm A party to bring to an end eight days of cinema heaven. And like every Gran Finale worthy of the name, there will be fireworks! Once again, Piazzetta Pasolini will be illuminated by the magic light of the carbon arc projector. To celebrate Il Cinema Ritrovato’s 30th anniversary, we have put together a very special selection of the most entertaining and most extraordinary films from the best years of film history. Come and admire strong Rosalie, elephants and magic, enjoy dances and dramas and marvel at Gaston Velle's féerie La Poule aux oeufs d’or (one of the Cineteca di Bologna’s very first restorations). Long live Cinema (Ritrovato)! |
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Il Cinema Ritrovato Cineteca di Bologna and Mostra Internazionale del Cinema Libero Via Riva di Reno, 72 - 40122 Bologna - Italy Tel: (+39) 0512194814 - Fax (+39) 0512194821 ilcinemaritrovato@cineteca.bologna.it Seguici anche su / Follow us also on facebook, twitter and instagram |
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