Di Antonella Cardone
Una serata dal sapore di gala a Finale Emilia per la prima del film “La California”. E’ quella che si è tenuta domenica presso il cinema Corso di via Matteotti, dove l’azienda liquori Casoni ha organizzato la presentazione alla città del lungometraggio in cui ha realizzato il suo product placement, una forma di sponsorizzazione che prevede la comparsa di alcuni prodotti a marchio Casoni (in particolare l’Amaro del ciclista) nel corso della storia. Ospiti d’onore sono stati gli attori Andrea Roncato e Vito e la regista Cinzia Bomoll.
I finalesi hanno risposto con entusiasmo all’opportunità offerta, e hanno riempito la sera con la curiosità di vedere un racconto che parla anche di loro, essendo il film ambientato a due passi dalla nostra Bassa e avendo coinvolto tra le maestranze anche professionisti di San Felice di Finale Emilia.
Prima, gli immancabili selfie con Andrea Roncato, attore bolognese famoso fin dagli anni Ottanta per il suo lavoro nella coppia Gigi e Andrea, il ruolo di Loris Batacchi (Capo ufficio pacchi) in Fantozzi e gli sketch in cui interpretava la mamma. Proprio
rievocando il personaggio della mamma Andrea ha strappato diverse
risate nel corso della presentazione dell’evento, prima della proiezione
del film.
Tante le curiosità dei ragazzi e delle ragazze che gestiscono il cinema Corso,
che avevano preparato alcune domande per il ospiti. Ai due attori è
stato chiesto quale fosse il lato positivo del loro lavoro.
“Incontri tante attrici belle“, ha scherzato inizialmente Andrea. Poi, serio: “Sono
fortunatissimo, mi guadagno da vivere facendo quello che mi piace. Il
lavoro di attore è faticoso e deve piacerti, devi amare la gente, devi
dare tutto quello che puoi, perché ti ricambiano seguendoti con affetto.
Si pensa “Sei bella puoi far l’attrice”, sì, ma devi anche essere brava“. A dispetto di quel che può sembrare, l’aspetto fisico non conta per questo lavoro. “Chiunque può far l’attore, ce ne sono di alti e bassi, belli e brutti, larghi e stretti – ha ricordato l’attore – Su Instagram passano modelli che credono di essere quello che sembrano, come i grandi fratelli, non sanno cosa fare“. Inoltre “Farsi vedere è un punto di partenza, non di arrivo. Bisogna
sapere recitare ma anche cantare, respirare, modellare la voce,
nuotare, andare a cavallo, fare ciò che serve per il film. Lo studio –
ha chiosato Andrea – è continuo, è un mestiere che devi amare“.
Conferma Vito: “Il lavoro di attore è difficile, non sai mai dove si
va a parare in teatro. Gli attori che lavorano si svegliano alle 5, si
lavora 8-10 ore al giorno, non è una vita di feste e spiagge“.
La regista Cinzia Bomoll ha parlato poi della nostra terra e del dubbio dei giovani se restare o andare. “Bisogna
andare via per rendersi conto che quello che si trova non è quello che
si sperava. Si apprezzano cose che si davano per scontato. Qui ci sono
cose uniche al mondo, uniche e bellissime che ci sono solo qua. Ed è il
motivo per cui ho fatto film ambientato tutto qui“.
Spente le luci, il film ha avuto inizio. Con una scena magistrale in
cui gli spettatori si sono trovati immersi in un campo di grano, una
lunga distesa che arriva oltre l’orizzonte, naso all’insù verso il cielo
azzurro dell’afosa estate emiliana. Non sarà lo stesso inizio che si
vedrà nella versione Netflix del film, ha spiegato la regista
nell’intervista che ci ha concesso, ma ha scaldato il cuore a noi altri
della Bassa che abbiamo sentito proprio il calore del nostro sole sulla
pelle e il profumo del grano maturo.
“La solita strada, bianca come il sale/Il grano da crescere, I campi da arare”, avrebbe cantato Tenco. Ma è la voce di Piera Degli Esposti (in
quella che è l’ultima opera prima della sua morte), ad accompagnarci
negli anni Novanta, rivivendo quei tempi di grandi cambiamenti politici,
degli ultimi punk e degli ultimi comunisti, dei nuovi inquinamenti,
della sbruffoneria degli arricchiti.
Le protagoniste della storia sono due giovani sorelle gemelle, le Donatella,
una solare e sorridente, l’altra cupa e dark, legate nell’anima da una
dipendenza reciproca e feroce che si trovano a ad ascoltare qualcosa che
non andava ascoltato, e per questo finiscono nei guai. In chiusura la
sorpresa di Andrea Roncato, il nonno partigiano delle gemelle, che non
sveliamo per non spoilerare.
In cento minuti di lungometraggio non ci si annoia mai, si segue la
trama che fa – alternativamente – sorridere, commuovere e orripilare,
riconoscendo facce note come quella di Lodo Guenzi (l cantante degli Stato sociale) o di Nina Zilli e godendo della musica di Angela Baraldi o della prova d’attore di Stefano Pesce. Alla fine un lungo applauso conferma a regista e attori di aver fatto un buon lavoro.
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