Basti un titolo, quello di "Sinestesia" di Erik Bernasconi, premiato 4 anni fa e poi maggiore successo ticinese degli ultimi tempi, per sottolineare l' importanza del concorso promosso dal DECS e dalla RSI, presentato a Locarno e aperto da venerdì al 20 dicembre. Centomila franchi suddivisi in quattro borse di studio, due nella fiction e altrettante nella documentaristica, per promuovere la sceneggiatura. "Il primo e il più difficile momento nella realizzazione di un film", ha spiegato la responsabile della produzione della RSI Giulia Fretta.
Questo perché si è ancora allo sviluppo di un'idea e nulla garantisce che il progetto andrà in porto. E non a caso Misha Györik, premiato nella prima edizione del 2001, finì con l'abbandonare il proprio. E' però anche vero che l'esistenza stessa del concorso, ha sottolineato il critico Antonio Mariotti, serve da potente stimolo a "mettere idee su carta" e poi a concretizzarle. Ne sono la prova "Lionel" di Mohammed Soudani e "Segreti e sorelle" di Francesco Jost, non premiati da una borsa ma infine realizzati.
La novità del 2011 è una nuova categoria, quella del progetto di documentario opera prima di un autore, che favorirà, ha spiegato Silvana Bezzola, il perpetuare di una tradizione molto radicata nella Svizzera italiana, quella appunto della documentaristica. "I talenti ci sono", ha assicurato, anche se faticano a trovare spazio. Nonostante la produzione sia "una sfida continua per i piccoli numeri e la necessità di puntare almeno a un pubblico nazionale", ha detto però Giulia Fretta, "la macchina cinematografica nel nostro territorio gira ancora".
Diverse opere vedono la luce ogni anno, "grazie alla collaborazione ormai consolidata fra produttori indipendenti e aziende e istituzioni pubbliche". Istituzioni rappresentate per l'occasione dal neoresponsabile del DECS, Manuele Bertoli, che ha ricordato gli sforzi in questo campo del cantone e il Premio Cinema Ticino, attribuito mercoledì sera per la seconda volta, al regista Villi Hermann. "Se la collettività non investe nella cultura è una povera collettività", ha dichiarato il consigliere di Stato, "e noi non vogliamo che sia così".
A testimonianza della vivacità della collaborazione menzionata, sono 7 le opere coprodotte dalla RSI nell'ambito del "pacte de l'audiovisuel" presenti al 64mo Festival del film di Locarno. Cinque sono lungometraggi, tutti documentari: fuori concorso "1 due 100 officine" di Danilo Catti e il ritratto del fotografo Gotthard Schuh opera del già citato Villi Hermann. Inoltre "The Substance Albert Hoffmann's LSD" di Martin Witz (Cineasti del presente), "An African Election" e "La grande eredità" in Appellation Suisse e due cortometraggi.
Nessun commento:
Posta un commento
Chiunque può inserire commenti, che sono moderati