Siamo abituati da anni a vedere sul grande schermo le storie di grandi uomini potenti. Questa volta, però, Adam McKay ci ha sorpreso e ha dato vita ad un ritratto inedito e quantomai complesso, con una modalità di narrazione originale e unica.
Il regista aveva già dato prova del suo inenarrabile talento con il film "La grande scommessa", che ci aveva portato indietro fino al 2008 al celebre crollo di Wall Street. Anche stavolta, McKay decide di procedere nel suo racconto con una propria modalità, che supera i metodi tradizionali e riesce a farci ridere, riflettere e rattristare.
Vice - L'uomo nell'ombra: il potere dietro le quinte
"Vice - L'uomo nell'ombra" ripercorre la vita di Dick Cheney, nella sua corsa alla politica e nel suo arrivo allo studio ovale da Vicepresidente degli Stati Uniti. L'uomo, interpretato in maniera magistrale (come sempre) da Christian Bale, è un personaggio complesso, taciturno, determinato a raggiungere i propri scopi e accompagnato dalla moglie Lynne (Amy Adams), che fin da giovane lo spinge ad un'esistenza di successo e popolarità politica. Certo, in questo modo, potrebbe sembrare che questa sia la storia del Sogno Americano, di un uomo che riesce a farsi da solo e ottenere ciò che ha sempre desiderato... ma no, non vi è alcun Sogno qui. Vi è un uomo spietato, che riscrive le leggi e prende le determinanti decisioni dell'Occidente, che ordina di attaccare l'Iraq e che se ne frega del ruolo del resto dello staff del presidente Bush.
Adam McKay, in occasione della Mostra internazionale del cinema di Venezia, ha dichiarato di essere andato molto a fondo per rappresentare Cheney e di aver letto anche alcuni dei più noti drammi di Shakespeare per avere un'ottima e approfondita visione del potere. E si vede, si vede eccome. Cheney sembra proprio uno di quei personaggi spietati che vediamo a teatro, un uomo che non guarda in faccia a nessuno (e alla fine, infatti, non guarderà nemmeno in faccia alla figlia omosessuale che deciderà di tagliare i ponti con la sua famiglia...) e che è spinto da una sete di potere che va al di là di qualsiasi altra cosa. Peccato, però, che qui non siamo a teatro. Siamo di fronte ad un uomo esistito davvero, la cui storia è reale e la cui spietatezza è tangibile.
Nonostante ciò, "Vice - L'uomo nell'ombra" non si costruisce come un film drammatico che ci porta alle lacrime e alla compassione. No, McKay ci fa ridere, ci fa ridere di gusto. Inestimabile la scena di un giovanissimo Cheney che chiede al suo mentore Donald Rumsfeld (interpretato da un bravissimo Steve Carell) "noi in cosa crediamo?". A questa domanda, Rumsfeld non risponde ma scoppia a ridere di gusto, lasciando il protagonista completamente interdetto ma, allo stesso tempo, insegnandogli da subito la lezione più importante di tutte: non esiste alcuna credenza qui, ma solo la scalata al potere.
Attraverso un personaggio che funge da narratore (il cui ruolo sarà chiaro solo alla fine del film), allo spettatore tutto viene spiegato in maniera chiara. Proprio come per "La grande scommessa" non vi è spazio per paroloni e leggi incomprensibili. McKay rende tutto chiaro, con grandi scritte sullo schermo per spiegare ogni difficile punto delle leggi e dei meccanismi della Casa Bianca. E così, ad un comune uomo seduto al cinema, vengono svelati i segreti e le strategie di quello che è stato uno dei Vicepresidenti più importanti della storia americana. Accanto a lui, George W. Bush (interpretato dal premio Oscar Sam Rockwell) appare come una semplice pedina del suo piano, fatta sedere alla Casa Bianca, in uno dei ruoli più potenti del mondo, solo per seguire le direttive di un uomo che è (apparentemente) solo dietro le quinte.
Claudia Pulella
https://www.ecodelcinema.com/vice-luomo-nellombra-2018.htm
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