C’è tutta Claire Bretécher, scomparsa martedì scorso all’età di
settantanove anni, in quella vignetta, appartenente al suo ciclo forse
più fortunato, quello dei “frustrati”. C’è la capacità di sorridere del
mondo di cui lei stessa era parte, e la capacità di mostrare, con pochi
tratti di penna, come l’ecologismo rischiasse di trasformarsi in una
nuova religione. Sta avvenendo oggi, con la raccolta porta a porta che
ci obbliga, come faceva la Chiesa preconciliare, a mangiare pesce il
venerdì, perché negli altri giorni non c’è il ritiro dell’umido, e gli
assessori all’ambiente che ci invitano a non far piangere Gaia
mescolando la carta da giornale con la carta plasticata, come i
confessori di una volta ci ammonivano che toccandoci avremmo fatto
piangere Gesù.
Nonostante gli esordi nella stampa cattolica e sulla rivista belga
Tintin, la Bretécher era una donna di sinistra, una femminista, per
altro non piagnona (negò sempre di avere subito discriminazioni nella
sua carriera di bédéiste, come i francesi chiamano i disegnatori di fumetti). Eppure in album come Les frustrés, Agrippine, Cellulite,
seppe divenire la cronista al vetriolo della Francia
post-sessantottarda. In questo era decisamente superiore ai vignettisti
italiani, tanto acidi nei confronti degli avversari quanto restii a
sorridere di sé. Frustrazioni di ex contestatrici contestate dai figli,
contraddizioni di intellettuali di sinistra, ossessioni dietetiche erano
il bersaglio di una satira di costume che le fece guadagnare nel 1976
da Roland Barthes il titolo di miglior sociologa dell’anno. Fu lei a
coniare il termine bobo (contrazione di bourgeois bohémien, ed equivalente del nostro radical-chic o dell’inglese hipster); e i bobos, attraverso le sue bandes dessinées,
ridevano di se stessi, dei loro tic, delle loro non sempre innocue
manie. Uno di loro ha confessato di non poter più mangiare la salade frisée aux lardons
(insalata riccia con la pancetta) senza scompisciarsi dalle risate. La
lettura delle strisce della Bretécher sul “Nouvel Observateur” era un
impegno settimanale e l’acquisto dei suoi album un appuntamento
ineludibile, come l’acquisto del romanzo insignito del Goncourt e di una
bottiglia di Beaujolais nouveau, per tanti bobos convinti di poter
andare in Paradiso sul monopattino elettrico.
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