martedì 14 gennaio 2020

Silvia Calderoni


Sin dal suo debutto nel 2015 al Festival di Santarcangelo MDLSX di Motus ha girato il mondo, con una quantità di repliche assolutamente insolita per una compagnia teatrale indipendente, e premi e riconoscimenti ad ogni latitudine. Lo spettacolo, scritto da Daniela Nicolò e Silvia Calderoni, per la regia di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, vede in scena la performer e dj Silvia Calderoni, che collabora con Motus da più di dieci anni.
Motus mescola spunti letterari, frammenti di manifesti queer, studi di genere e soprattutto il corpo androgino di Silvia Calderoni, per costruire un «ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, al gender b(l)ending, all’essere altro dai confini del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall’appartenenza a una Patria» (Motus). Come sostiene la filosofa Rosi Braidotti, teorica di una identità post-nazionalista, è meglio essere per una “appartenenza aperta alle Molteplicità”.
In questo senso MDLSX - esperimento dall’apparente formato del dj/vj set - tende alla fuoriuscita da tutte le categorie, anche quelle artistiche, facendosi “scandaloso” viaggio teatrale dell’attrice Silvia Calderoni, nel quale collidono e si intrecciano autobiografia ed evocazioni letterarie (Judith Butler, Donna Haraway, Paul B. Preciado, Pasolini e altri dall’universo dei Manifesti Queer), playlist di una vita mixate dal vivo, filmini di famiglia e clip delle sue performance, che creano il cortocircuito per una performance sincera e mozzafiato e un’esplorazione sui confini dallo stile unico. Come ha scritto Maria Grazia Gregori, MDLSX è quindi, soprattutto, una confessione liberatoria, dove la realtà si mescola alla finzione e dove il clima familiare e la quotidianità di una bambina con frangetta si mescolano con la totale ribellione di chi rifiuta la realtà da cui si sente soffocato. MDLSX è questo rifiuto, è voglia di andare oltre non per essere un ribelle senza causa, ma un ribelle con una causa grandissima che passa per la realizzazione della propria felicità, dell’affermazione del proprio essere al mondo. Silvia Calderoni ci racconta con il corpo, con la voce, con la gestualità, con il ritmo febbrile delle sue parole e dei suoi gesti e con la musica, la difficoltà e forse la paura di essere una ma di sentirsi due, un fatato ermafrodito, talvolta ragazzo, talvolta ragazza. E intanto ci racconta molto di sé, dello “scandalo” familiare, dei rapporti con il fratello, della fuga americana, delle esperienze al limite, della trasformazione in ragazzo con un taglio di capelli, e di molto altro.
Con questo inno alla libertà di essere, giovedì 16 gennaio 2020 alle 21 in Sala Boldini, LST saluta il pubblico e l’anno appena concluso, chiudendo il viaggio della sua edizione 19|20 e confermando che il tema dell’altro da sé, in ogni senso, continuerà ad abitare le proprie pagine.
Ingresso 8 euro con possibilità di acquisito sia presso la Biglietteria del Teatro Comunale sia il giorno stesso sul luogo di spettacolo a partire dalle 20.

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