Film
di Teresa Manganiello: Storia di una beatitudine sullo sfondo del Risorgimento
italiano.
Tra
docufiction e film biopico, 'Teresa Manganiello Sui Passi dell'Amore' del
regista irpino Pino Tordiglione, ripercorre la vita di una poco nota beata della
provincia di Avellino vissuta alla fine dell’ottocento all’ombra di un pregnante
status sociopolitico.
Se
la vita della giovane beata interpretata da Federica Citarella è un viatico
leggero quasi naif e candido, i parallelismi e i registri narrativi a più
livelli si nascondono dietro l'angolo come scatole cinesi: sullo sfondo c'è
l'Irpinia d'Oriente che si legge nelle pagine di Franco Arminio, o come
pronuncia Fiorentini ' una terra antica, forte, testarda come l'aveva descritta
Soldati', che tra flashback antichi e rivisitazioni contemporanee dipingono il
borgo di Pietradeusi e Montefusco dove la storia va in scena quasi in forma di
favola raccontata.
Una
storia che comincia nella contemporaneità: la giornalista Fabrizia Gregorini
(Mariagrazia Cucinotta) è una reporter di guerra rimasta ferita in un conflitto
a fuoco in Afghanistan. Durante la sua convalescenza in ospedale riceve un
manoscritto di suo padre Alberto (Sergio Fiorentini) sulla vita di Teresa
Manganiello.
Da
qui il film procede su un doppio binario: Alberto grande storyteller con la sua
voce da doppiatore (nella sua carriera si ricordino i doppiaggi da Mel Brooks a Gene Hackman) ) ripercorre l'Irpinia e la vita di Teresa su una sedia a rotelle
annotando le sue memorie per realizzare un romanzo sulla beata, un percorso
inframmezzato da squarci ottocenteschi sul periodo storico, al fianco di Teresa,
'lei che senza saper leggere sa dare lezioni di paradiso', scivola la complessa
Unità d'Italia. Tra risorgimento e gattopardismo locale, Padre Ludovico Acernese
(Lucio Allocca), portavoce del versante monastico del film, si prodiga per dar
vita al Terzo Ordine Francescano contro il provvedimento dell'Unità di chiudere
tutti i conventi.
Mentre
Teresa non si impaurisce nemmeno nel dare cure e carità anche ai briganti, sul
set compare una fucina di attori de Un Posto Al Sole: dopo il già citato Lucio
Allocca, ci sono anche Patrizio Rispo, Marzio Honorato e Mario Porfito impegnati sul fronte della politica post
unitaria dove dà scorci interessanti il ricorrente nome di Francesco De Santis,
irpino, primo ministro della Cultura del Regno d'Italia, personaggio perfetto
per trarne un film a se stante qui sbozzato... di 'guest' irpine ce ne sono anche altre: valgono
piccoli camei filmici la presenza di Luca Abete di Striscia La Notizia, il
giornalista Antonio Pascotto e l'attore Antonio Canonico e a questa carrellata
sono da citare anche le presenze in forma di interviste del Cardinale Tonini e
in coda al film alle recensioni di Vittorio Sgarbi e Federico
Moccia.
Un
film matriosca da scatola cinese in fatto di assetti, intreccio nei personaggi e
storie nella storia: un film a più livelli che al di là della carità umana di
Teresa Manganiello e della sua storia cela miscellanee di spunti sulla storia
del Mezzogiorno.
Chiara
Marra
Critica
cinematografica
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