venerdì 1 marzo 2019
Enrico Maria Salerno
Figlio di un magistrato convintamente fascista; l’educazione familiare probabilmente ebbe una parte nella scelta fatta a 17 anni di arruolarsi nella Guardia Nazionale Repubblicana della Repubblica Sociale.
Nella GNR frequentò il corso Allievi Ufficiali a Varese dal quale uscì con il grado di Sottotenente.
Al termine della guerra finì nel campo di concentramento per combattenti della RSI a Coltano (Pisa).
Nel campo avvenne l’esordio come attore recitando in “Er fattaccio” di Cesare Pascarella; fu presente anche nelle altre iniziative culturali realizzate dai prigionieri, in particolare alle lezioni universitarie e al “giornale parlato”.
Non vorrei aver dato però un’immagine “allegra” di quella detenzione, quelle erano le iniziative dei prigionieri ma la realtà del campo era quella che descrive Vincenzo Costa ne “La tariffa”: “… ci apparve enorme nella sua vastità. Tutto attorno al campo erano pini marittimi altissimi e ombrosi, ma il campo era al sole cocente, non un albero, non un angolo d’ombra. Il campo era suddiviso in dieci lager (….) Coltano, come altri campi istituiti in quella provincia fra Tombolo, Pisa e Livorno, resterà memorabile per le violenze, i soprusi, le angherie che gli americani ci inflissero”.
Tra i 35mila prigionieri del campo di Coltano poteva anche capitare – limitandoci al cinema e al teatro – di incrociare il meglio degli attori del dopoguerra: Giorgio Albertazzi, Walter Chiari, Raimondo Vianello, Ugo Tognazzi, secondo alcuni anche Dario Fo che nella RSI era stato un parà.
Sottoposto ad interrogatorio da parte degli inquirenti americani, come altri detenuti Salerno provò a giocare inutilmente la carta del “matto”, insultando la commissione che lo interrogava.
Risultato: fu trasferito nel campo di concentramento di Sant’Andrea, a Taranto (dove si trovavano altri 10mila prigionieri) con l’etichetta di “fascista pericoloso”.
Partecipò quindi alla rivolta dell’aprile 1946, scoppiata in seguito all’uccisione di un Tenente della Xª MAS da parte di un guardiano.
Per punizione fu deciso il trasferimento suo e degli altri riottosi in un Criminal Camp per fascisti in Algeria.
Membro dello “stato maggiore” neofascista clandestino, organizzò un rocambolesco piano per evadere che riuscì: assieme ad altri si gettò dal treno in una scarpata nei pressi di Cassino e riuscì a dileguarsi.
Con l’amnistia Togliatti finì la latitanza e anche il periodo turbolento di Enrico Maria Salerno.
leggi tutto su http://www.barbadillo.it/80986-effemeridi-la-gioventu-fascista-nella-rsi-dellattore-enrico-maria-salerno/
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