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Ella è una bambina che cresce felice tra mamma e papà.
Ma la sua serenità è turbata dalla morte prematura della madre, che le
ha fatto promettere di essere sempre coraggiosa e gentile. E coraggio e
gentilezza le serviranno qualche anno più tardi con la donna che il
padre sposerà in seconde nozze. Dispotica e ambiziosa, Lady Tremaine ha
un ex principe da dimenticare e due figlie frivole da accasare. Sola e
vessata, dopo la perdita del padre, Ella è costretta a (ri)governare la
casa e ad abitare la sua ala polverosa. Appellata Cinderella dalle due
sorellastre, Ella fugge a cavallo nel bosco dove incontra Kit, un
ragazzo cortese che lavora a palazzo e al servizio del re. Emozionata da
quell'incontro, decide di partecipare al ballo bandito dal banditore
reale e aperto a sorpresa ai sudditi. Il suo desiderio non ha però fatto
i conti con la matrigna e le sorellastre, che la umiliano strappandole
il vestito. Ma lassù qualcuno la ama. Avvicinata dalla fata madrina, i
suoi sogni diventano realtà. Dentro una zucca trasformata in carrozza,
raggiungerà il castello e scoprirà che Kit è addirittura un principe. Il
suo principe.
La
favola, come i miti, costruisce diverse versioni di sé, cambia forma
fino a trovarne una definitiva. Per "Cenerentola" è quella animata della
Disney, che sessantacinque anni dopo torna a raccontare sullo schermo
la storia della celebre orfana perseguitata, che si riscatterà con
un'impresa eroica (il ballo a corte). A 'condurla' nelle danze questa
volta è Kenneth Branagh, che dopo il bipolare Thor, tragedia edipica nel
cielo e commedia romantica sulla terra, rivisita l'adattamento
edulcorato di Charles Perrault, conservando dei Grimm il ramo di
nocciolo, l'albero materno e lo smarrimento prodotto dal fantastico.
Senza stravolgere l'intreccio, Cenerentola non smette di rientrare a
mezzanotte e il principe di cercarla con una scarpetta di cristallo,
Branagh produce uno spiazzamento e fornisce i suoi personaggi di una
psicologia sfumata ed evoluta, mai passiva e pienamente consapevole.
Perché nella favola dell'autore inglese, che eredita la leggerezza, il
'bianco e nero', i raggiri e le maschere di Molto rumore per nulla, i
protagonisti arrivano al lieto fine dopo essersi riconosciuti, scelti e
voluti. Cinderella non sogna di un principe, Cinderella incontra il suo
principe.
Se
nella versione animata, la festa e la relazione si sviluppano in una
sola serata, (nella favola i balli sono due), nella traduzione live
action, l'autore inglese incrocia Ella e principe nel bosco, prima del
ricevimento danzante. Nel bosco, il luogo altro deputato alla magia e
alle forze irrazionali, si rivela l'amore e si dissimulano identità e
condizione sociale, ostacoli evidenti al sentimento nascente. Sentimento
che Branagh esplode nel preziosismo scenografico e 'consuma' nel
giardino segreto, dove il principe 'calza' il piede di Cenerentola. Tra
animali antropomorfi (topolini, lucertole, oche e uccellini),
coreografie geometriche, trasformazioni straordinarie che non trascurano
il dettaglio, divise che definiscono i corpi e costumi che assecondano i
movimenti, Branagh inventa la 'prima volta' di Cinderella e Kit, la
scintilla di erotismo che rende la loro passione qualcosa di più
profondo e di più difficile lettura. Attraverso il loro amore prendono
coscienza di sé e delle proprie possibilità, riconquistando il loro nome
e il loro posto nel mondo.
Al
principe di Richard Madden, (stra)ordinariamente azzurro, non serve in
fondo un riscontro, la scarpina non è la prova per riconoscere la
(Cinder)Ella di Lily James ma è il mezzo (frangibile) per ritrovarla.
Infrangibile è invece il loro sentimento, che abbaglia e supera in
bellezza la brutta favola di Lady Tremaine, vittima della propria
invidia. Cate Blanchett, presenza divistica che scavalca i mortali come
il tramonto di Norma Desmond o il primo piano velato di Rossella O'Hara,
incarna in maniera mirabile la matrigna, misurandosi con le più belle
cattive del reame (Julia Roberts, Charlize Theron, Angelina Jolie).
Equilibrato
il buonismo della fata madrina con i suoi bibbidi bobbidi boo, a questo
giro di valzer la spinta autoriale e la maggiore adesione emotiva hanno
la meglio suo 'tocco' Disney, che ancora una volta cede il passo alle
principesse progressiste. Quelle che non hanno
(più) bisogno di principi charmant, quelle che vogliono sceglierne uno
ad occhi ben aperti, quelle che forse domani magari lo sposo, quelle che
lo liquidano con l'universo simbolico che lo accompagna, quelle che lo
trovano in viaggio, quello che lo sposano plebeo e quelle a cavallo che
lo incontrano a cavallo, guardando sua altezza alla stessa altezza.
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