A cura di Diana Baldon
Periodo mostra: Venerdì 14 settembre 2018 – 24 febbraio 2019
Galleria Civica di Modena
Palazzina dei Giardini
Corso Cavour, 2 - Modena
FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE è lieta di presentare Il viaggiatore mentale, prima ampia personale di Jon Rafman in un'istituzione Italiana dedicata all’arte contemporanea. La mostra, curata da Diana Baldon e presentata dalla Fondazione Fotografia Modena insieme alla Galleria Civica di Modena.
La mostra raccoglie una selezione di installazioni multimediali presentate in Italia per la prima volta
che ripercorrono la produzione dell'artista canadese a partire dal 2011
ad oggi. Servendosi di linguaggi e supporti diversi, che vanno dalla fotografia al video, dalla scultura all’installazione, Rafman indaga la fusione sempre più indistinta tra la realtà e la sua simulazione nella società contemporanea
attraverso opere che confondono i confini tra il materiale e il
virtuale, tra i corpi in carne e ossa e le loro repliche tecnologiche.
Nato
nel 1981 a Montreal, dove vive e lavora, dopo gli studi in lettere e
filosofia alla McGill University Jon Rafman si diploma in film, video e
new media presso la School of the Art Institute di Chicago. Sin dai suoi
esordi l’artista si concentra sulle conseguenze dell’uso della
tecnologia sulla nostra percezione della realtà. Per creare Kool-Aid Man (2008-11) ha frequentato per tre anni la piattaforma virtuale Second Life
per scoprire le innumerevoli e multiformi rappresentazioni dei suoi
“abitanti” digitali con un avatar che dà il nome all’opera. Rafman si
astiene dal giudicare o criticare gli abitanti di Second Life
poiché il suo intento è quello di mostrare come la tecnologia consenta
alle persone di creare nuove rappresentazioni di sé all’interno di
ambienti fantastici, dando loro la libertà di plasmare nuove identità e
iconografie.
L’artista
ha utilizzato Internet e le sue svariate comunità digitali anche come
archivio di immagini per i video della sua trilogia Betamale Trilogy (realizzati tra il 2013 e il 2015), composta dalle installazioni Still Life (Betamale), Mainsqueeze e Erysichthon
presenti in mostra. Come nei romanzi di Georges Bataille, dove nello
spazio claustrofobico e rovinoso della scrittura la storia implode su se
stessa, moltiplicando i piani narrativi e le sue rappresentazioni,
anche nei video della Betamale Trilogy si ha la
sensazione di essere intrappolati in una spirale di situazioni
stranianti e seduttive. Rafman rappresenta con grande abilità l’ambiguo potere seduttivo della rete
che sembra promettere libertà e mondi da scoprire, mentre in realtà
imprigiona l’utente in uno spazio tracciato da algoritmi e da agenzie
che ne elaborano i dati di navigazione per poi rivenderli.
L'immersione
in rete, anche nelle zone più nascoste del “deep web”, compiuta da Jon
Rafman gli ha permesso di assumere le vesti dell'antropologo amatoriale e
del flâneur digitale che indaga il collasso epistemico che si è
realizzato negli ultimi anni, nell'azzeramento della distinzione tra il
mondo virtuale e quello analogico, tra la realtà e la sua
rappresentazione virtuale. Nei suoi video una voce fuori campo poetica e
ipnotica accompagna sempre le immagini, provenienti da sequenze
selezionate da Internet, da videogame o da forum di chat online.
La memoria è uno dei temi al centro di molte delle sue opere. In A Man Digging (2013) composto da sequenze di videogiochi, tra cui Max Payne 3,
il protagonista parla dell'intrinseca mutabilità della memoria, in
quanto dispositivo esperienziale che permette di riscrivere la storia
personale e collettiva. Mentre il narratore va alla deriva, alla ricerca
nostalgica del suo frammentato passato, Rafman ci porta, attraverso la
superficie luccicante della memoria, ai limiti della realtà. Il video Remember Carthage
(2013) narra la storia di un uomo che si imbarca su una nave diretta in
Tunisia alla ricerca di una città nel deserto del Sahara che esisteva
all’epoca di Cartagine. Malgrado questo luogo leggendario fosse
conosciuto come la “Las Vegas del Maghreb”, di esso non rimane alcuna
traccia. Nel video, composto da sequenze tratte sia da Second Life che dal videogioco Uncharted 3, c’è una voce fuori campo che descrive minuziosamente la sublime bellezza architettonica delle civiltà antiche. Remember Carthage
si addentra non solo nel tema della memoria, ma anche in quello della
contemporaneità della Storia, poiché, grazie alle più moderne tecnologie
come quelle dei videogiochi e di Second Life, anche il passato può assumere nuove forme ed esercitare una nuova influenza.
Il video Dream Journal 2016-2017,
nato dalla pratica di Rafman di trasformare i suoi sogni in video di
animazione utilizzando dei software 3D amatoriali, è accompagnato da una
colonna sonora composta da James Ferraro e Oneohtrix Point Never con
cui l’artista aveva già collaborato. Le due protagoniste femminili – una
rappresenta l'archetipo della Millennial, l'altra invece è una bambina
guerriera – si imbarcano in un viaggio dantesco che assume i tratti di
un universo distopico. La narrazione è intercalata da situazioni
immaginarie caratterizzate da figure epiche classiche che danno vita a
una serie di situazioni cupe e surreali: si tratta di una
visualizzazione dell’inconscio dell’artista amplificato dalla
navigazione in Internet.
All’ingresso
della Palazzina dei Giardini i visitatori della mostra vengono accolti
da una delle opere più recenti di Jon Rafman, Legendary Reality
(2017) in cui l’artista ci conduce in un viaggio nell’ “inner space”.
Un narratore anonimo racconta un viaggio immaginifico attraverso quello
che sembra essere un paesaggio dai tratti fantascientifici invece
potrebbe essere semplicemente ciò che vede dallo schermo del suo
computer su cui scorrono dettagliate rappresentazioni storiche aumentate
da esperienze virtuali.
Scarica la cartella stampa al seguente link:
Jon Rafman
(Montreal, 1981) è un artista che si occupa di culture e sottoculture
digitali, rivelando desideri, ossessioni e feticismi scaturiti
dall'utilizzo dei dispositivi tecnologici. Tra le sue mostre personali
più recenti ricordiamo I have ten thousand compound eyes and each is named suffering, Stedelijk Museum, Amsterdam (2016); Jon Rafman, Westfälischer Kunstverein, Münster (2016); Jon Rafman, Zabludowicz Collection, Londra (2015); The end of the end of the end, Contemporary Art Museum St. Louis (2014); Remember Carthage, New Online Art, New Museum, New York (2013); The Nine Eyes of Google Streetview, Saatchi Gallery, Londra (2012); Jon Rafman, online exhibition, Palais de Tokyo, Parigi (2012).
Ha partecipato a numerose mostre collettive tra cui: I was raised on the Internet, Museum of Contemporary Art Chicago (2018); Alone together, Musée d'art contemporain de Montréal (2018); ARS 17: Hello world!, Museum of Contemporary Art Kiasma, Helsinki (2017-2018); Jon Rafman / Stan Vanderbeek, Sprüth Magers, Los Angeles (2017); Manifesta 11, Zurigo (2016); Welcome to the Jungle, KW Institute for Contemporary Art, Berlino (2015); Speculations on Anonymous Materials, Fridericianum, Kassel (2013); Nine Eyes, Moscow Photobienniale (2012); Screenshots, William Benton Museum of Art, University of Connecticut (2012); From Here On, Les Rencontres de la photographie d’Arles, Arles (2011).
Informazioni generali
Mostra Jon Rafman. Il viaggiatore mentale
A cura di Diana Baldon
Assistente curatrice Chiara Dall'Olio
Sede Galleria Civica di Modena
Palazzina dei Giardini
Corso Cavour, 2 - Modena
Periodo mostra 14 settembre 2018 – 24 febbraio 2019
Orari di apertura
mercoledì, giovedì, venerdì: 11-13; 16-19
sabato, domenica e festivi: 11-19
Ingresso
Intero: 6 € | Ridotto: 4 €
Per tutte le riduzioni, convenzioni e gratuità, visitare il sito:
Per tutte le riduzioni, convenzioni e gratuità, visitare il sito:
In occasione di festivalfilosofia
Informazioni
tel. +39 059 2032911/2032940 - fax +39 059 2032932
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