presso Biblioteca Ariostea, Via Scienze 17, Ferrara
Fabrizio Festa - SUBLIME
Se parlare della Natura significa scoprire l’esistenza di un confine, quello tra il mondo, la nostra immagine del mondo, e la natura stessa, il sublime è la chiave per attraversarlo. Fin dall’antichità, infatti, il sublime fa appello all’emotività profonda. Nell’arte retorica - lo conferma il celebre trattato dello Pseudo Longino - è lo strumento del commuovere, quello che mette in contatto l’oratore e il suo pubblico. E per estensione l’artista sulla scena con chi siede in platea. Dunque, il sublime – concetto che si presenta ambiguo fin dal nome – sembrerebbe proprio essere il viatico per ritrovare un contatto con la realtà delle cose naturali, quel legame con le nostre più profonde radici, che si era perso nella costruzione dell’immagine del mondo. Non è un caso che da Burke in poi il sublime sia il sentimento che nasce dal terrore, dalla paura, dallo sgomento. La meravi glia degli antichi si è trasformata cioè nello spavento dei moderni. E la musica ne è perfetto specchio, come si cercherà di mostrare lungo il percorso di questo secondo degli incontri dedicati alle Parole della Musica.
Se parlare della Natura significa scoprire l’esistenza di un confine, quello tra il mondo, la nostra immagine del mondo, e la natura stessa, il sublime è la chiave per attraversarlo. Fin dall’antichità, infatti, il sublime fa appello all’emotività profonda. Nell’arte retorica - lo conferma il celebre trattato dello Pseudo Longino - è lo strumento del commuovere, quello che mette in contatto l’oratore e il suo pubblico. E per estensione l’artista sulla scena con chi siede in platea. Dunque, il sublime – concetto che si presenta ambiguo fin dal nome – sembrerebbe proprio essere il viatico per ritrovare un contatto con la realtà delle cose naturali, quel legame con le nostre più profonde radici, che si era perso nella costruzione dell’immagine del mondo. Non è un caso che da Burke in poi il sublime sia il sentimento che nasce dal terrore, dalla paura, dallo sgomento. La meravi glia degli antichi si è trasformata cioè nello spavento dei moderni. E la musica ne è perfetto specchio, come si cercherà di mostrare lungo il percorso di questo secondo degli incontri dedicati alle Parole della Musica.
Fabrizio Festa, compositore, direttore d’orchestra, laureato in filosofia, si dedica da anni alla ricerca e alla divulgazione. Collaborando con diversi teatri ha realizzato progetti di formazione del pubblico e cicli di conferenze mirati a indagare le relazioni tra la musica e le diverse discipline, in particolare quelle scientifiche. Ha pubblicato i saggi “Musica: usi e costumi”, e “Musica: suoni, segnali, emozioni”. Di prossima pubblicazione il saggio “In a vintage mood” nella raccolta Vintage Media, curata da Maria Pia Pozzato e Daniela Panosetti per I tipi della Carocci. Insegna Composizione Musicale Elettroacustica presso il Conservatorio di Matera, Composizione per la musica applicata alle immagini presso il Conservatorio di Ferrara, e Ambienti esecutivi e di controllo per il live electronics presso il Conservatorio di Rovigo.
A cura della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e del Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara
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