La
rassegna “Tra Ville e Giardini” 2019, nell'edizione del
ventennale, si è conclusa ieri sera, 18
agosto, a Fratta Polesine con
un concerto sensazionale del pianista Raphael Gualazzi, ospitato
nella splendida cornice del giardino antistante Villa Badoer. Il
musicista marchigiano si è presentato agli spettatori in
un'esibizione “piano solo”, ma proprio le sue grandi doti
pianistiche e
la sua abilità canora non hanno fatto rimpiangere l'assenza di una
sezione ritmica o
di altri musicisti in appoggio.
Il punto di forza di un concerto di Raphael Gualazzi sicuramente sta nella sua grandissima abilità di pianista e l'esibizione di Fratta Polesine è stata incentrata proprio su quello: lui ed il pianoforte a coda posizionati sul primo terzo della scalinata di Villa Badoer, con il tempietto palladiano dell'edificio, illuminato da mille colori, sullo sfondo. La musica di Gualazzi si caratterizza per lo stile pianistico ispirato al ragtime degli anni trenta e ad un jazz Honky Tonk che ammaglia anche gli spettatori meno preparati ad affrontare le improvvisazioni del jazz (per nulla esasperate a dire il vero). Un'esibizione live di altissimo livello, escludendo qualche blues, condotta per tutto il tempo a ritmi incalzanti dove la musica ha avuto una prevalenza netta sui non molti commenti dell'autore, spesso ironici, tra un brano e l'altro. Non sempre i titoli dei pezzi sono stati annunciati o comunicati a posteriori: è stato compito degli spettatori quello di individuare il nome di un brano o dell'altro, talvolta senza poter giungere ad una risposta precisa, quasi a voler sottolineare che, in fondo, quello che importa è la musica in sé.
Nella prima parte della serata il pianista marchigiano ha presentato proprio brani blues o ragtime che fanno parte del suo repertorio, ma non sono particolarmente noti al grande pubblico, rivelando anche doti canore di buonissimo livello (caratteristica che nelle registrazioni in commercio non sempre è evidenziata ); tra questi, inopinatamente, ha trovato spazio anche una reinterpretazione del “Coro delle zingarelle” dall'opera lirica “La Traviata” di Giuseppe Verdi, forse per ricordarci che, in fondo, il protagonista ha avuto una formazione classica, studiando e diplomandosi al conservatorio Gioacchino Rossini di Pesaro. Tra i blues un omaggio a Bessie Smith con l'esecuzione di “Gimme a Pigfoot and a Bottle of Beer”.
Il concerto è proseguito con l'esecuzione di successi "pop" più noti ed attesi dagli spettatori, quelli che ne hanno determinato un successo molto importante rendendolo famoso anche a chi non necessariamente ascolta musica jazz, come: “Un Mare in Luce”, “Mondello Beach”, “L'Estate di John
Wayne”, “Lady O” dove il ragtime ha lasciato spazio ad arrangiamenti più ammiccanti al grande pubblico, di "gusto musicale" più recente e, come frequentemente capita nelle esecuzione live, talvolta diversi da quelli delle registrazioni delle normali raccolte in vendita. Nell'esecuzione del brano "Lady O" Gualazzi, richiamando l'amata musica jazz di tempi andati, ha coinvolto il pubblico stesso, complice e divertito, chiedendo aiuto per contrappuntare uno suo "scat" alla maniera di Cab Calloway. Il
successo del musicista marchigiano è stato travolgente anche tra gli
spettatori di Fratta Polesine, accorsi numerosi per ascoltarlo
occupando, pur tra qualche malumore, fino all'ultimo posto in piedi.
Al giovane pianista sono state tributate diverse standing ovation e
gli applausi protratti hanno condotto all'esecuzione di due bis,
ripescati in quel repertorio meno conosciuto, ma che forse
rappresenta meglio la sua
vera
passione per il pianoforte
e
la sua ricerca a ritroso tra una musica meno nota, però sicuramente
degna di essere eseguita e
riproposta con
vigore musicale
rinnovato.
Testo e fotografie di Andrea Guerzoni
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